“L’incipit della Carta dell’ONU – annotava monsignor Giovannetti – è solenne. Quasi un monito: ‘Noi popoli delle Nazioni Unite’. Sarebbe stato già un progresso rispetto alla Lega delle Nazioni ed un adeguamento ai tempi mutati se avesse detto: ‘Noi governi delle Nazioni Unite’.”
Parole che sollevavano già allora il problema della governance delle Nazioni Unite. La Santa Sede più volte ha proposto di riformare l’organismo.
La presenza della Santa Sede negli organismi internazionali è stata definita recentemente dall'arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro vaticano per i Rapporti con gli Stati, come una "diplomazia pastorale".
Visitando le Nazioni Unite nel 2008, Benedetto XVI – che avrebbe poi messo nero su bianco l’idea di una riforma delle Nazioni Unite nella Caritas in Veritate – mise in luce che “ciò di cui vi è bisogno e una ricerca più profonda di modi di prevenire e controllare i conflitti, esplorando ogni possibile via diplomatica e prestando attenzione ed incoraggiamento anche ai più flebili segni di dialogo o di desiderio di riconciliazione”.
Nel 2015, Papa Francesco sottolineò che “la guerra è la negazione di tutti i diritti e un drammatico attacco all’ambiente. Se vogliamo sviluppo umano integrale per tutti, dobbiamo tutti lavorare senza sosta per evitare la guerra tra le nazioni e i popoli”.
I temi diplomatici della visita del presidente di Armenia
Serzh Sargsyan, presidente dell’Armenia, ha fatto visita a Papa Francesco lo scorso 5 aprile, in occasione dell’inaugurazione della statua di San Gregorio di Narek installata in Vaticano. Dopo venti minuti di incontro con il Papa, ha avuto anche un incontro con il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, e con l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, “ministro degli Esteri” della Santa Sede.
La presidenza della Repubblica armena ha diramato un comunicato sottolineando i temi che sono stati discussi. In primis, la questione del Nagorno Karabakh, repubblica a maggioranza armena proclamatasi indipendente dall’Azerbaijan nel 1991, e teatro di una guerra che continua tutt’oggi.
Il presidente Sargsyan ha sottolineato che un accordo con l’Azerbaijan sul Nagorno Karabakh favorirebbe anche un accordo con la Turchia, con cui da sempre i rapporti sono tesi anche per via di quel genocidio che i turchi non vogliono assolutamente definire come tale.
Secondo il comunicato della Presidenza della Repubblica armena, Serzh Sargsyan “ha aggiornato il Segretario di Stato sugli ultimi sviluppi del processo di composizione del conflitto” e si è messa in luce la necessità di risolvere il conflitto in modo “esclusivamente pacifico”.
Era la quinta volta che il presidente armeno incontrava Papa Francesco. Sargsyan è comunque giunto al termine del suo mandato. Il suo successore è Armen Sarkissian, già eletto.
Dopo l’incontro con Papa Francesco, il presidente Sargsyan è stato ricevuto da Fra’ Giacomo della Torre, Luogotenente del Gran Maestro, nella Villa Magistrale del Sovrano Militare Ordine di Malta, che ha un legame speciale con la Santa Sede anche per via della natura monastica dei membri del primo ceto.
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Armenia e SMOM hanno firmato un accordo di cooperazione della durata di 10 anni, con l’obiettivo di rafforzare le attività mediche e sociali svolte dall’Ordine di Malta in territorio armeno, tra le quali l’orfanotrofio di Svartnotz, il centro medico di Dilijan, il sostegno all’ospedale di Etchmiadzin.
Ordine di Malta e Armenia hanno relazioni diplomatiche da 20 anni, ma il legame storico è di più antica data: risale al 1183, quando le autorità armene concessero a Fra’ Roger des Moulins, allora Gran Maestro, delle attività terriere per sviluppare attività ospedaliere.
Più recentemente, lo SMOM si è mobilitato per soccorrere i rifugiati armeni durante la Prima Guerra Mondiale e per prestare soccorso alla popolazione colpita dal terremoto del 1988, che causò 25 mila vittime. Due impegni che andarono in parallelo a quelli della Santa Sede, a testimonianza della comunanza di intenti diplomatici tra Santa Sede e SMOM.
La Santa Sede fu attivissima nel denunciare il genocidio armeno dopo la Prima Guerra Mondiale, mentre a Gyumri, una terra ancora ferita, sorge l’ospedale di Giovanni Paolo II, costruito dopo il terremoto e che ancora è punto di riferimento per la popolazione.
Vietnam
Dal Vietnam giunge la notizia che Truong Thi Mai, membro del Politburo, Segretario del Comitato Centrale del Partito e capo della Commissione per la Mobilitazione di Massa, ha portato gli auguri di Pasqua ai cattolici e per l’occasione ha fatto visitata il 2 aprile al Cardinale Pierre Nguyen Van Nhon, arcivescovo di Hanoi.