Insomma, si deve “prendere seriamente in considerazione il contributo delle famiglie come fornitori di cure”, mentre i governi sono chiamati a “considerare di supportare le famiglie che si prendono cura dei loro anziani attraverso, tra le altre cose, di incentivi economici, considerando politiche fiscali e lavorative che prendono in considerazione il beneficio che la società deriva completamente dall’assistenza offerta alle persone anziane dalle loro famiglie”.
La situazione del Venezuela in Vaticano
II Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, ha incontrato lo scorso 11 giugno i deputati venezuelani Stalin Gonzalez e Juan Manuel Olivares. La notizia dell’incontro è stata data via Twitter da Oliveres, che ha sottolineato come l’incontro ha avuto luogo per parlare “della crisi umanitaria in Venezuela”.
Il Cardinale Parolin è stato nunzio in Venezuela dal 2009 al 2013, prima di essere nominato Segretario di Stato vaticano. Non è la prima volta che incontra in maniera riservata alcuni deputati venezuelani, per rimanere aggiornato sulla crisi nel Paese, che il Vaticano segue con attenzione: Papa Francesco ha fatto l’ultimo appello pubblico per il Venzuela al termine dell’Angelus del 20 maggio, prima di annunciare il Concistoro che si terrà il prossimo 28 giugno.
Il nunzio negli Stati Uniti ai vescovi statunitensi
L’assemblea generale dei vescovi degli Stati Uniti si è aperta lo scorso 13 giugno con un discorso dell’arcivescovo Christophe Pierre, nunzio negli Stati Uniti. Questi ha sottolineato l’importanza della dimensione dell’ascolto, e in particolare dell’ascolto dei giovani, della popolazione ispanica e del Santo Padre.
In particolare, l’arcivescovo Pierre ha suggerito che i vescovi debbano “ascoltare e offrire la loro esperienza e saggezza, attraendo i giovani attraverso la nostra fedeltà e la testimonianza delle nostre vite. C’è bisogno che aderiamo più fedelmente alla tradizione, in modo che i giovani possano, attraverso l’esperienza e l’incontro con noi, testare la coerenza della fede cattolica”.
Ma c’è da ascoltare anche “le popolazioni emergenti ispaniche e latino americane” ha detto l’arcivescovo Pierre, lodando il processo Encuentro che ha aiutato a identificare leaders nella comunità ispanica.
Forum Encuentro
Apertosi con un messaggio di Papa Francesco e con il discorso del Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano, il Forum Encuentro che si è tenuto a Casina Pio IV, nel cuore dei Giardini Vaticani, ha rappresentato un momento di confronto tra Santa Sede e Messico, considerando la particolare attenzione che la Santa Sede ha sviluppato con forza, e che guarda molto anche alla situazione dei migranti che attraversano il confine tra Messico e Stati Uniti.
Luis Videgaray, ministro degli Affari Esteri del Messico, ha colto l’occasione per criticare le “politiche anti migratorie degli Stati Uniti”, sottolineando come la relazione tra il Suo Paese e l’America sia “tra le più importanti per le politiche migratorie”.
Finlandia e Georgia, i nunzi presentano le credenziali
Lo scorso 23 aprile, l’arcivescovo James Patrick Green, nunzio apostolico in Scandinavia dal 7 aprile 2017, ha presentato le sue credenziali al governo di Finlandia.
Erano moltissimi gli ambasciatori chiamati a presentare le credenziali, e dunque è stata predisposta, per la prima volta nella storia del cerimoniale della Finlandia, un cerimonia collettiva di presentazione delle lettere credenziali al presidente Sauli Niinisto. Dopo la cerimonia collettiva, il capo dello Stato ha voluto ricevere singolarmente ogni ambasciatore.
Lo scorso 8 giugno, l’arcivescovo José Avelino Bettencourt, già a capo del protocollo vaticano, ha presentato le sue lettere credenziali al presidente di Georgia Giorgi Margvelashvili.
Tbilisi, capitale della Georgia, è sede della nunziatura cui è stato destinato l’arcivescovo Bettencourt. Ora dovrà presentare le lettere credenziali al presidente di Armenia, altra nazione presso cui il nunzio di fresca nomina rappresenta Papa Francesco
L’arcivescovo Bettencourt non è nunzio anche in Azerbaijan, come i predecessori che si vedevano assegnate tutte e tre le nazioni caucasiche: a causa delle tensioni tra Armenia e Azerbaijan, Papa Francesco ha invece nominato nunzio in Azerbaijan l’arcivescovo Paul Fitzpatrick Russell, che assomma questo incarico a quello di nunzio in Turchia e in Turkmenistan.
Nuovo ambasciatore del Libano presso la Santa Sede
Il Libano ha scelto come nuovo ambasciatore presso la Santa Sede l’ex deputato Farid el-Khazen, mentre per il 21 giugno è atteso a Beirut il nuovo nunzio apostolico, l’arcivescovo Joseph Spiteri, nominato lo scorso 7 marzo nunzio apostolico in Libano.
El-Khazem sostituisce il precedente ambasciatore, Antonio Raymond Andary
scelto anche per il suo legame con l’Argentina. Questi si è congedato dal Papa l’11 maggio, dopo aver presentato le sue lettere credenziali il 5 gennaio 2018.
Andary è andato in pensione, dopo aver risolto con la sua presenza una situazione spinosa per il Libano. Ad ottobre 2017, la Santa Sede aveva rifiutato il gradimento a Johnny Ibrahim, che era stato scelto come ambasciatore di Beirut presso la Santa Sede, perché legato alla massoneria francese.
Nuovo nunzio apostolico in Uruguay
L’arcivescovo Martin Krebs è stato nominato il 16 giugno da Papa Francesco nunzio apostolico in Uruguay. Viene dall’incarico di nunzio in Nuova Zelanda, Fiji, Isole Cook, Isole Marshall, Kiribati, Nauru, Palau, Samoa, Stati Federati di Micronesia, Vanuatu, Tonga e di Delegato apostolico nell’Oceano Pacifico.
Tedesco di Essen, 61 anni, l’arcivescovo Krebs è stato ordinato sacerdote nel 1983, ed è entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede nel 1991 dopo aver conseguito il dottorato in diritto canonico.
Prima di diventare “ambasciatore del Papa”, ha lavorato nelle nunziature di Burundi, Giappone, Austria, Repubblica Ceca, Unione Europea e Stati Uniti d’America.
Nel 2008, è stato nominato nunzio apostolico in Guinea e Mali, e ordinato arcivescovo nel novembre 2008. Era in Guinea nel 2009, quando, nonostante gli appelli della Chiesa per la calma, una dimostrazione contro la giunta militare che governava il Paese divenne un bagno di sangue che portò alla morte di 128 persone.
Nel 2013, era stato nominato nunzio in Nuova Zelanda.
Succede all’arcivescovo George Panikulam, che era stato ambasciatore del Papa in Uruguay dal 2014 e che è andato in pensione lo scorso anno, al compimento dei 75 anni di età.
La nunziatura apostolica in Uruguay è stata istituita il 10 novembre 1939 da Pio XII con il breve Ob animorum curam.
I vescovi dell’Uruguay sono stati in visita ad limina da Papa Francesco il 16 novembre 2017. Tra i principali problemi, quello di una estrema secolarizzazione. Il cattolicesimo, presente dal XVII secolo, è stato religione di Stato in Uruguay dal 1830 al 1917. Poi, però, l’ateismo e la secolarizzazione, unito ad una forte presenza della massoneria, hanno creato la difficile situazione attuale.
L’Uruguay, infatti, è il solo Paese in America Latina in cui molti non sanno che il 25 dicembre si festeggia il Natale di Gesù Cristo, perché quel giorno è segnato come “La fiesta de los ninos” nei calendari ufficiali, mentre la Pasqua è “La fiesta del Turismo”, e l’8 dicembre, giorno dell’Immacolata Concezione, è celebrato come “El dia de la Playa”.
Dal 1919 il governo ha abolito i nomi religiosi di città e paesi: Santa Isabel è diventata Paso de los Toros, San José è “Primero de Mayo”; nei giornali Dio si scrive dio, con la minuscola. La Costituzione proibisce tutti i segni religiosi in luogo pubblico, la Chiesa è stata pesantemente penalizzata e oggi la maggioranza della popolazione è senza assistenza religiosa, specie nelle campagne, per mancanza di sacerdoti.