Il Cardinale ha mostrato le devastanti immagini della guerra in Siria, ha raccontato di “bambini estratti, feriti o morti, da sotto le macerie, dilaniati da esplosioni, asfissiati da gas tossici, annegati in mare, trapassati da schegge, mutilati, traumatizzati, abusati sessualmente, arruolati. Una vera e propria strage di innocenti!”
Tra racconti strazianti, il Cardinale Zenari ha sottolineato che la Siria è diventata “una delle più vaste opere di misericordia”, dove anche gli operatori sanitari perdono la vita. I dati parlano d 750 operatori sanitari che hanno perso la vita nel conflitto, mentre l’associazione “Physicians for Human Rights” ha documentato più di 360 attacchi contro 250 “medical facilities”, dall’inizio del conflitto fino al maggio 2016.
Da qui, l’operazione “Ospedali Aperti”, nata anche dalla constatazione che i 3 ospedali cattolici della nazione (2 a Damasco e 1 ad Aleppo) non erano operanti e nel pieno delle loro funzioni. Sono ospedali “aperti” – ha raccontato il Cardinale Zenari – “ai malati poveri, senza distinzione etnica o religiosa. Progetto che richiede fondi consistenti.”
Una risposta umana alle armi robotizzate
C’è una linea di continuità tra la conferenza sul disarmo nucleare che si è tenuta in Vaticano il 10 e 11 novembre scorso e la plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura che si è tenuta in questa settimana appena trascorsa: il tema dell’intelligenza artificiale. Molte delle tecnologie che si sono sviluppate sul tema di implementare le capacità dell’essere umano si sono infatti sviluppate in ambito militare. E la minaccia, oggi, più che gli arsenali nucleari, costosissimi da mantenere, sono le cosiddette “armi emergenti”. La Santa Sede ne ha parlato la scorsa settimana a Ginevra
Il 13 novembre, si è riunito il gruppo di esperti sui cosiddetti “Lethal Autonomous Weapons System” (i sistemi di armi letali automatizzati) e l’arcivescovo Ivan Jurkovic, osservatore permanente della Santa Sede presso l’ufficio ONU di Ginevra, ha sostenuto un approccio cauto sul tema delle armi automatizzate. Nessun no, da parte della Santa Sede, ad una ricerca scientifica che possa aiutare il bene comune. Ma un no deciso alle armi automatizzate.
Ci vuole – ha detto l’arcivescovo Jurkovic – “un approccio cauto in via preventiva riguardo le tecnologie emergenti nell’area dei sistemi automatici di armi letali”, perché “la condotta delle operazioni militari è un problema serio” e “ogni intervento armato deve essere considerato con cura e deve verificare in ogni momento la sua legittimità”.
L’arcivescovo Jurkovic ha sottolineato che “un sistema autonomo” apre a una serie di “azioni non prevedibili”, perché solo un agente umano può dare risposte creative a situazioni che si creano all’improvviso. “Il rispetto e l’applicazione delle armi e dei principi richiede una comprensione adeguata e un giudizio di particolari situazioni che vanno ben al di là degli algoritmi”.
Il secondo problema evidenziato dalla Santa Sede è che i sistemi autonomi vanno a nascondere “le vere responsabilità degli attacchi” e l’incapacità di trovare un responsabile. L’uso delle armi automatiche – ha sottolineato l’Osservatore Permanente della Santa Sede – include “un certo grado di ipocrisia”, perché “si vuole causare effetti letali o danno senza dare l’impressione di essere personalmente impegnati nel tema”.
In pratica, il robot crea “una vero schermo tecnologico” che può rimuovere “le cause e gli effetti di un atto di guerra”, e in qualunque caso si potrà semplicemente lamentarsi del “malfunzionamento della macchina”.
In più, queste armi emergenti portano con sé “il rischio della proliferazione” e “una nuova corsa agli armamenti”, se non ci sono azioni preventive a livello legale internazionale.
Da dove viene la riflessione dell’arcivescovo Jurkovic?
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L’intervento dell’arcivescovo Jurkovic nasce da un lungo impegno sul tema della Santa Sede. Sulla questione degli armamenti, fu anche messa sul tavolo la proposta di non brevettare a livello internazionale le invenzioni potenzialmente letali, basandosi su un articolo dei TRIPs (all’accordo sui Trade Related Aspects dei Diritti di Proprietà Intellettuale) che impedisce il brevetto e l’uso a livello commerciale di invenzioni potenzialmente letali per l’umanità.
In questi giorni, la Fondazione Caritas In Veritate, legata alla Missione della Santa Sede a Ginevra, ha pubblicato un quaderno tutto dedicato alla “Umanizzazione dei Robot e la Robotizzazione dell’essere umano”, la nuova frontiera nel campo della corsa alle armi, che renderà presto obsolete le armi nucleari, considerando che ormai le guerre sono sempre più asimettriche, non portate avanti tra Stati, ma tra gruppi interstatali. È la “terza guerra Mondiale a pezzi” di cui parla sempre Papa Francesco.
Nel quaderno di Caritas In Veritate si segnala anche il problema dei “soldati aumentati”, ovvero i soldati la cui percezione della realtà è aumentata attraverso chip impiantati negli occhi, ad esempio, per migliorare visuale e capacità di reazione.
Questo – si legge nel quaderno – “solleva diverse questioni etiche”, in particolare per quanto riguarda il dibattito con il mondo del transumanesimo, ovvero di quella corrente di pensiero che vuole “aumentare” tecnologicamente le capacità dell’essere umano. “Già oggi, con l’inteso uso della robotica nei soldati, possiamo prevedere un vaso movimento della robotizzazione dei soldati”, che pone “profonde questioni etiche e legali”, a partire dal fatto che ogni implementazione dell’essere umano debba essere reversibile, perché “oggettivizzare e aumentare artificialmente il corpo” può essere “pericoloso e contro natura”.
L’impegno sui migranti
Tra il 10 e il 13 novembre, si sono tenuti presso la Sezione Migranti del Dicastero per la Promozione dello Sviluppo Umano Integrale una serie di incontri a porte chiuse tra i responsabili del dicastero, della missione della Santa Sede presso le Nazioni Unite e la Segreteria di Stato vaticana. Oggetto degli incontri, la trattativa sui due Global Compacts che si stanno discutendo alle Nazioni Unite sui migranti, uno per migrazioni sicure, coordinate e regolari e l’altro sui rifugiati.