In particolare, la COMECE nota che la risoluzione viola il principio di sussidiarietà, non tenendo in conto la responsabilità degli Stati membri di definire le loro politiche sanitarie e l’organizzazione e distribuzione di servizi sanitari e cura medica, e questo “è specialmente vero in aree altamente sensibili come i regolamenti adottati dagli Stati membri sulle condizioni per l’aborto”.
Il documento COMECE nota con disapprovazione che “la risoluzione è caratterizzata come una prospettiva unica su tutte le particolari questioni dell’aborto, che non tiene pienamente in conto le situazioni di vita delle persone implicate e dei loro corrispondenti diritti umani”.
La COMECE sottolinea che il rapporto Matic “nega anche il diritto fondamentale alla libertà di coscienza, che è una emanazione della libertà di coscienza, come previsto dall’articolo 10.1 della Carta dei Diritti Fondamnentali dell’Unione Europea”.
Per questo, la Chiesa Cattolica si appella ai parlamentari chiedendo di ponderare con cura il loro voto, tenendo in particolare considerazione la sensibilità e complessità dell’accompagnamento medico.
FOCUS SEGRETERIA DI STATO
Il cardinale Parolin con gli ambasciatori UE presso la Santa Sede
Lo scorso 15 giugno, il Cardinale Pietro Parolin ha avuto il consueto incontro annuale con gli ambasciatori di Europa accreditati presso la Santa Sede, questa volta ospitato nella sede dell’Ambasciata di Portogallo presso la Santa Sede.
Si tratta di un pranzo informale, in cui si fanno anche domande e risposte, e che è stato anche l’occasione per gli ambasciatori di conoscere l’arcivescovo Aldo Giordano, nuovo nunzio in Europa, che prenderà l’incarico a fine mese e che il 16 giugno è stato in udienza da Papa Francesco.
L’arcivescovo Giordano, che negli ultimi anni è stato “ambasciatore del Papa” in Venezuela, è stato invitato a raccontare della situazione in Venezuela. È stata toccata anche la possibile visita del presidente USA Joe Biden da Papa Francesco in quello stesso giorno. Il Cardinale Pietro Parolin ha però detto di non sapere nulla di una eventuale visita.
Un altro tema di discussione ha riguardato i viaggi del Papa per l’anno che verrà: già sicuri Ungheria e Slovacchia, anche se non ancora ufficialmente annunciati, mentre il Cardinale Parolin ha detto che si vedrà se sarà possibile il Libano, un viaggio per il quale c’è l’idea e la volontà da parte di Papa Francesco, che aveva inviato lo stesso cardinale nel Paese dei Cedri lo scorso settembre in occasione della giornata di preghiera per la pace in Medio Oriente.
Il Cardinale ha poi detto che i suoi prossimi impegni internazionali sono in Messico, in Germania e in Francia, a Strasburgo, dove è inviato del Papa per la festa di Santa Odila.
Il Cardinale Parolin a Strasburgo
Il Cardinale Parolin aprirà dunque il Grande Giubileo di Santa Odila, patrona dell’Alsazia. Sarà a Straburgo il 4 luglio, su incarico ufficiale di Papa Francesco. L’arcivescovo Luc Ravel di Strasburgo, in una lettera alle personalità alsaziane, ha spiegato il ruolo del Segretario di Stato vaticano, e ha invitato le stesse personalità ad incontrare il cardinale prima della Messa in cattedrale, per un convegno sul tema “Chiesa e Stato: notizie di accordi o convenzioni in Francia, in Europa e nel mondo”.
Il Cardinale Parolin alla Veglia sui Migranti
Tenendo l’omelia alla veglia per le vittime migranti organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio lo scorso 15 giugno, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha sottolineato che i migranti sono persone, non numeri, e che si è assistito alla trasformazione del Mare Nostrum in Mare Monstrum.
La veglia si è tenuta per ricordare le 43390 persone morte dal 1990 ad oggi, senza contare i dispersi. La Comunità di Sant’Egidio celebra la Veglia in vista della Giornata Mondiale del Rifugiato, che si celebra il 20 giugno.
Il cardinale Parolin ha notato che il Mar Mediterraneo è diventato “più luogo di incontro che simbolo di scontro”, ha sottolineato che sulla questione migratoria la Chiesa “non è guidata da convinzioni politiche, ma dal Vangelo”, ha lamentato che queste convinzioni politiche a volte guidino anche gli stessi credenti.
Il Cardinale ha chiesto anche di pregare “per le istituzioni europee, perché la questione migratoria trovi finalmente una risposta solidale. L’Europa, infatti, sarà in grado di prospettare un futuro coeso solo se saprà andare oltre la ricerca di interessi particolari e perseguire politiche di ampie vedute, volte a un’integrazione sempre più imprescindibile. Se non si trova l’unità nella solidarietà, difficilmente la si troverà in altro. Gli interessi, infatti, non uniscono veramente, ma chiudono in se stessi”.
FOCUS PAPA FRANCESCO
Papa Francesco incontra il direttore generale dell’AIEA
Lo scorso 14 giugno, Papa Francesco ha incontrato Rafael Mariano Grossi, diplomatico argentino di lunga carriera che dal dicembre 2019 è direttore generale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica.
Dell’AIEA, la Santa Sede è Stato membro e cofondatore. Una scelta di campo. Perché da membro dell’organizzazione la Santa Sede da una parte promuove e pungola tutti i passaggi per arrivare al disarmo nucleare, fino alla straordinaria utopia del disarmo integrale. Dall’altra, mantiene un approccio bilanciato sul tema dell’energia atomica, non ne chiede un bando indiscriminato. Anzi, ne favorisce gli sviluppi scientifici, purché siano usati per scopi pacifici.
Dopo l’incontro con il Papa, che Grossi ha definito “indimenticabile”, il segretario generale dell’AIEA ha auspicato, lasciando intendere che questi sono i toni del Papa, che l’agenzia sia “strumento di pace, acceleratore di sviluppo, spinta verso l’ecologia integrale”.
Grossi ha anche avuto un bilaterale con il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano. In un tweet successivo all’incontro, ha sottolineato che con il Segretario di Stato vaticano “si è discusso l’impegno dell’AIEA per assicurare che il nucleare rimanga pacifico”, e si è “evidenziato l’uso pacifico del nucleare, anche nel campo della decarbonizzazione”.
FOCUS ASIA
Il nuovo prefetto del Clero si impegnerà per una visita del Papa in Corea del Nord
L’arcivescovo Lazzaro You Heung-sik, nominato a sorpresa da Papa Francesco come prefetto della Congregazione per il Clero, ha detto lo scorso 12 giugno che si sarebbe sforzato di favorire una visita del Papa in Corea del Nord, se gli sarà dato incarico di farlo.
L’arcivescovo You ha sottolineato che una visita del Papa sarebbe “una buona chance per la nazione, che ha combattuto per anni con l’isolamento internazionale e le difficoltà economiche”.
L’idea di un viaggio di Papa Francesco in Corea del Nord si è cominciata a diffondere nel 2018 dopo il clima creato da tre summit inter-coreani e uno storico incontro Washiington-Pyongyang. Non ci sono stati ulteriori progressi da un incontro senza seguito ad Hanoi nel 2019.
FOCUS EUROPA
Il nunzio in Russia delinea le sfide della diplomazia vaticana
In una intervista ad IA Regnum, l’arcivescovo Giovanni D’Aniello, nunzio apostolico in Russia, ha delineato le sfide della diplomazia pontificia.
Parlando del viaggio di Papa Francesco in Iraq, il nunzio ha definito la visita di una “rilevanza storica”, e ha incluso l’incontro con il Grande Ayatollah al Sistani come parte del percorso cominciato già con a Dichiarazione sulla Fraternità Umana firmata il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi.
L’arcivescovo D’Aniello si è anche soffermato sulla relazioni tra Santa Sede e Russia, e in particolare su come queste influenzino e siano influenzate anche dalle relazioni tra Chiesa Cattolica e Chiesa ortodossa.
“Penso – ha detto il nunzio - che possiamo esprimere la nostra soddisfazione per i buoni rapporti che esistono tra la Santa Sede e la Chiesa ortodossa russa, che si sono notevolmente consolidati dopo la firma di una dichiarazione congiunta all'Avana il 12 febbraio 2016 da Papa Francesco e Sua Santità Kirill, Patriarca di Mosca e di tutte le Russie”. Si tratta, ha aggiunto, di un rapporto che continua “attraverso varie iniziative”.
Parlando invece dei rapporti tra Santa Sede e Federazione Russa, l’arcivescovo ha sottolineato che le buone relazioni tra le due parti, e che le priorità di quelle relazioni “sono quelle che la Santa Sede ha chiaramente affermato nella dottrina sociale basata sul Vangelo - in particolare, la pace, la buona convivenza tra i popoli, il rispetto e la garanzia dei diritti umani, la libertà di religione, e così via. Sono convinto che i contatti - sia a livello di ambasciatori che di delegazioni - tra la Santa Sede e la Federazione Russa continueranno ad essere caratterizzati da uno spirito di dialogo e che molti ambiti di cooperazione oggi esistenti renderanno anche il lavoro svolto finora più efficace”.
FOCUS MULTILATERALE
La Santa Sede a Vienna, le cause del traffico di esseri umani
Si è tenuta a Vienna la 21esima Conferenza dell’Alleanza contro il Traffico di Persone. Il tema di quest’anno è: “Affrontare la domanda: le cause alla radice del traffico di esseri umani.
Il 14 giugno, la Santa Sede è intervenuta al panel su “Cosa è la domanda e perché debba essere scoraggiata”. Monsignor Janusz Urbanczyk, rappresentante permanente della Santa Sede presso le organizzazioni internazionali di Ginevra, ha sottolineato che alla base del traffico di esseri umani c’è una contesto fatto di “povertà, disoccupazione e mancanza di opportunità”, e anche di “un sistema economico preoccupato solo della massimizzazione dei profitti, che serve l’avidità dei pochi invece dello sviluppo degno di tutta l’umanità”.
La Santa Sede ha notato che circa il 96 per cento dell’area OSCE ha adottato legislazioni contro il traffico di esseri umani, eppure queste norme “o sono poco messe in pratica oppure non abbastanza efficaci”, e questo si è visto anche durante la pandemia.
La lontananza di questi regolamenti dalla realtà è data anche da una logica generale che punta solo al profitto, ha notato la Santa Sede.
La Santa Sede a Vienna, contro le cause del lavoro forzato
Il secondo panel riguardava “Affrontare la domanda che sviluppa il traffico per lavoro forzato”. Monsignor Urbanczyk nota che chi ha sofferto di più durante la pandemia sono “i più deboli, i più fragili, i meno protetti”, perché il rischio di essere violati “è cresciuto, e i fattori che causano situazioni vulnerabili per una persona, sia in famiglia che in un contesto sociale, si sono moltiplicate”.
La Santa Sede rimarca che “alcuni settori dell’economia riguardanti prodotti necessari per soddisfare bisogni speciali durante la pandemia hanno visto una considerevole crescita della domanda”, e le comunità cattoliche, in tutto il mondo, hanno dato “un tetto e aiuto a molte di queste persone”, specialmente portandoli via da “quanti li avevano traditi, trascinandoli via dalle loro terre”, e da quanti “gli hanno abbandonati e sfruttati”. Persone che, una volta riabilitate, non sono nemmeno capaci di tornare nella loro terra.
Uno scenario di fronte al quale la Santa Sede non può che rispondere che “si deve ricordare che ognii persona ha il coraggio di ottenere i mezzi necessary per la vivibilità sua e della sua famiglia”.
Santa Sede all’OSCE, le cause del traffico di esseri umani
Nel terzo panel, si è affrontato il tema della tratta per ragioni di sfruttamento sessuale. La Santa Sede ha notato che il traffico degli esseri umani “supera il traffico internazionale della droga”, e questo “dovrebbe farci riflettere su come questi due fenomeni sono interconessi, alimentati e sostanziali”, dato che tutte queste attività “sono gestite in un modo crimilane spietato”.
La Santa Sede ha notato anche che lo sfruttamento sessuale “è sempre più combinato con il traffico di droga”, e che questi fenomeni “sono la manifestazione di una cultura generalizzata, più precisamente una mancanza di cultura, che degrada il corpo degli altri, soprattutto donne, ma sempre più bambini, come un oggetto che può essere usato, negando la dignità umana a quanti sono considerati inferiori”.
È una attitudine che “facilita anche un linguaggio che umilia le persone, confonde le situazioni, minimizza i problemi, e solleva una richiesta che alimenta la catena economica-criminale con il traffico di persone”.
Per limitare questa cultura ci vuole, da un lato, “la promozione di una cultura di rispetto e dignità”, e dall’altra “energica attenzione al controllo delle transazioni monetary, che troppo spesso trovano il modo di scappare dalla repression dell’abuso”.
La Santa Sede sottolinea che la pandemia “non ha limitato la domanda” che sviluppa il traffico per sfruttamento sessuale, ma la ha piuttosto “accresciuta”, con “l’adattamento di offerte, spesso attrtaverso internet”, mentre la Chiesa cattolica “da tempo si dedica alla protetzione delle vititme dello sfruttamento sessuale”, e da ancora più tempo è “concentrate nell’educazione e nella formazione delle persone”, con progetti che “sono piccole gocce nell’oceano, ma che possono produrre esempi da moltiplicare con la buona volontà delle istituzioni e della società civile per rendere la lotta contro la domanda che alimenta il traffico di esseri umani più efficace”.
La Santa Sede a Vienna, implementare la risposta
Il 16 giugno, si è tenuto il quarto panel della 21esima Alleanza contro il Traffico delle Persone.
Monsignor Urbanczyk ha notato “l’urgente bisogno di iniziare processi atti a fornire risposte inclusive ed adeguate alle cause alla base del traffico di esseri umani”, sottolineando la necessità di avere “coragggio e voglia di cambiare”.
Se niente sarà come prima a causa della pandemia, allora vale la pena “essere vigili nel rinnovare regolamenti e strumenti capaci di avere una più ampia visione e forza nell’investire più che mai nelle persone invece che nei proifitti, limitando la concentrazione del potere e della ricchezza nelle mani di pochi”.