A Prizren, il Cardinale ha ricordato che la diocesi è molto antica, risalente al V secolo, e ha riconsacrato la cattedrale. Al ricevimento che ha fatto seguito alla celebrazione era presente anche Trnava, capo della comunità islamica.
Nicaragua, i vescovi contestano la legge dell’amnistia
Il Cardinale Leopoldo Brenes, arcivescovo di Managua, ha criticato il modo urgente con cui il governo ha approvato una legge di amnistia che andrà ad assolvere le responsabilità di quelli che hanno commesso delitti durante la crisi che da oltre un anno colpisce il Paese.
“Molte di quelle azioni portano ancora tutti i loro effetti”, ha sottolineato il Cardinale Brenes. Il cardinale ha anche detto che sarebbe molto positivo che si incontrino le vittime prima di promulgare una legge in tal senso.
La legge è stata approvata lo scorso 8 giugno e concede “una ampia amnistia a tutte le persone che hanno partecipato agli scontri nel territorio nazionale a partire dal 18 aprile 2018”. Il 18 aprile cominciarono gli scontri a seguito di una riforma delle pensioni. L’amnistia si estende alle persone che non sono state investigate, che sono in processi di indagine e in processi penali per determinare le loro responsabilità.
Ad ogni modo, il Cardinale Brenes ha sottolineato che “il fatto che escano tutti i prigionieri è una benedizione per le famiglie”.
La Chiesa cattolica è stata parte del dialogo nazionale, prima di essere accusata dalla presidenza di parteggiare per i rivoltosi e aver subito attacchi. L’arcivescovo Waldemar Sommertag, nunzio apostolico, ha continuato a partecipare a un tavolo di dialogo, favorendo la liberazione di alcuni prigionieri politici.
Dopo Papa Francesco in Romania: una conferenza sul rapporto tra Stato e Chiese
Lo scorso 7 giugno, si è tenuta in Romania una conferenza “sulle relazioni tra lo Stato e le denominazioni religiose nell’Unione Europea”, al Palazzo del Patriarcato ortodosso di Bucharest.
Il Patriarca Daniel, capo della Chiesa ortodossa romena, ha sottolineato la varietà di leggi che ci sono in Europa, mettendo in luce il fatto che “nell’Unione Europea non c’è un modello europeo per le relazioni tra le comunità religiose e l’autorità politica”, e si oscilla “da una separazione radicale o una completa identificazione tra una particolare comunità religiosa e lo Stato”.
Il Patriarca ha parlato di quattro Stati membri che hanno una popolazione ortodossa maggioritaria nell’Unione Europe (Grecia, Cipro, Romania e Bulgaria) e altri Stati con importanti comunità ortodosse, come Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Finlandia ed Estonia.
Il Patriarca Daniel ha ricordato che negli Stati a maggioranza ortodossa, le relazioni Stato – Chiesa hanno “originariamente seguito il principio bizantino della “sinfonia”, vale a dire “armonia comprensione e cooperazione tra due distinte istituzioni”, con due sistemi gerarchici, la Chiesa e l’Impero, che coesistono nello stesso spazio e confessano una sola fede nel Signore Gesù Cristo.
Il Patriarca Daniel ha sottolineato che “il modello ortodosso delle relazioni Stato-Chiesa ha incluso sia l’autonomia della Chiesa nella sua relazione con lo Stato e la cooperazione in uno spirito di rispetto”. Il Patriarca ha quindi spiegato il concetto di autocefalia, che è “anche una espressione del concetto della libertà in comunione, vale a dire la libertà di ogni Chiesa locale nei confronti dell’altra, conservando allo stesso tempo l’unità di fede, di vita sacramentale e di disciplina canonica”.
Ogni Chiesa autocefala “ha il diritto di stabilire la sua relazione con lo Stato in cui è organizzata e opera”, sebbene in contesto europeo “ogni Chiesa autocefala deve sviluppare una cooperazione pratica e una solidarietà cristiana per unire la libertà nazionale e la corresponsabilità europea della Chiesa.
In Romania, ci sono 18 denominazioni religiose riconosciute, che riflettono “il fatto che la Romania è l’unica nazione con una maggioranza di popolazione neo-latina di tradizione ortodossa”.
La Santa Sede all'ONU di New York: salvaguardare i siti religiosi
Lo scorso 11 giugno, si è tenuta presso le Nazioni Unite di New York una consultazione su un piano unificato di azione per la Salvaguardare i siti religiosi. L'arcivescovo Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite di New York, ha inviato un discorso letto da padre David Charters, un officiale della missione.
La Santa Sede ha notato che l'articolo 18 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani afferma la libertà di pensiero, coscienza e religione e il diritto di manifestare il culto verso la propria fede, eppure c'è "una allarmante crescita di atti di intolleranza, discriminazione, persecuzione e genocidio contro i credenti" e per questo "un Piano di Azione delle Nazioni Unite per salvaguardare luoghi di culto e altri siti religiose sarebbe un passo nella giusta direzione e andrebbe a condannare tutti gli attacchi contro luoghi di culto e altri edifici religiosi e le ideologie che guidano questi attacchi".
La Santa Sede sottolinea che "il Piano dovrebbe riaffermare la primaria responsabilità degli Stati" nel promuovere e proteggere l'eguaglianza di tutti i cittadini di fronte la legge, e dovrebbe quindi evitare di "duplicare le responsabilità negli Stati", come anche il testo non è chiamato a "entrare in affari religiosi interni e dovrebbe sottolineare l'importanza di sviluppare una cultura di dialogo e di incontro".
Nuovo Nunzio in Lituania
È l’arcivescovo Petar Rajic il nuovo nunzio apostolico in Lituania. Viene dalla nunziatura di Angola e Sao Tomé e succede all’arcivescovo Pedro Lopez Quintana, che Papa Francesco ha chiamato alla nunziaura di Vienna.
Canadese di origini croate, l’arcivescovo Rajic ha 60 anni, e ha già una carriera diplomatica di tutto rispetto alle spalle: è stato nunzio in Kuwait, Yemen, Bahrain, Qatar ed Emirati Arabi Uniti.
Dopo l’incarico come nunzio in Lituania, si attende la nomina a nunzio in Lettonia ed Estonia.
Le nunziature sono collegate dal 1922, quando, con l’indipendenza dei Paesi Baltici, la Santa Sede eresse la delegazione apostolica di Lettonia, Lituania ed Estonia, nominando come delegato apostolico il gesuita Antonino Zecchini. Nel 1927, Papa Pio XI eresse l’internunziatura apostolica della Lituania, che fu promossa a nunziatura il 9 dicembre 1928. Le relazioni diplomatiche furono interrotte in seguito all’occupazione sovietica del Paese, e sono poi riprese il 30 settembre 1991, quando la Lituania riottenne l’indipendenza.