Città del Vaticano , venerdì, 25. agosto, 2017 10:00 (ACI Stampa).
Per dimostrare quanto è attento al tema delle migrazioni, Papa Francesco ha istituito all’interno del nuovo dicastero per il Servizio allo Sviluppo Umano Integrale una sezione migranti e rifugiati, sotto il suo diretto controllo, con una squadra di studio e azioni che gli permette di avere gli occhi aperti sul tema.
Ma l’impegno della Santa Sede sul tema delle migrazioni è di lunghissima data. E se la Giornata Mondiale del Migrante e Rifugiato è una intuizione di Benedetto XV, è da notare che la Santa Sede ha lavorato con attenzione sui fenomeni migratori anche nel campo della cosiddetta diplomazia multilaterale. Una delle ultime mosse è stato l’ingresso nell’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni come Stato membro. Una operazione di cui fu architetto l’allora Osservatore Permanente presso le Nazioni Unite di Ginevra, l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi.
Da Osservatore Permanente a Ginevra, lei è stato tra i promotori dell’ingresso della Santa Sede come Stato Membro nell’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni. Perché?
La globalità del fenomeno migratorio esigeva una presenza più incisiva della Santa Sede nel contesto internazionale. Sono 250 milioni le persone che vivono e lavorano in un paese diverso da quello in cui sono nate. La Chiesa è stata pioniere nell’attenzione pastorale e sociale durante le migrazioni di massa dall’Europa nel 1800 e lo è ancora oggi. Ha un contributo da dare nel richiamo alla solidarietà e all’accoglienza, al diritto a non dover emigrare, nel proporre un’integrazione rispettosa delle società di arrivo e dei loro valori fondamentali.
Quali i problemi principali sul tema delle migrazioni?