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Diario del Sinodo, la battaglia per farlo comprendere

Ancora giornata interlocutoria al Sinodo. La sinodalità e il cambio di attitudine

Sinodo 2024 | Il briefing del Sinodo, 4 ottobre 2024 | Daniel Ibanez / ACI Group Sinodo 2024 | Il briefing del Sinodo, 4 ottobre 2024 | Daniel Ibanez / ACI Group

Si è ancora alle prime battute del Sinodo, i circoli sono stati presentati, e si guarda con speranza al dibattito sinodale. E c’è, ovviamente, molta discussione, alcune pressioni mediatiche. Ma questo, secondo il Cardinale Cristobal Lopez, arcivescovo di Rabat, non può che essere un bene, perché “è meglio che ci siano problemi e che sorgano problemi perché si possano affrontare”.

L’obiettivo, ora, è far capire bene cosa sia il Sinodo, quale è il cambiamento del cammino che si richiede alla Chiesa universale. Se le relazioni dei gruppi di lavoro su alcuni temi specifici hanno mostrato come i vescovi siano prudenti e “tradizionali” – se questo è un termine corretto – sulle questioni dottrinali, allo stesso tempo si deve comprendere quale sia il valore di una assemblea che si trova, in qualche modo, svuotata di alcuni dei grandi temi, anche se una nota del Cardinale Jean-Claude Hollerich, segretario generale del Sinodo, ha sottolineato e ribadito che il lavoro dei dieci sottogruppi è parte inclusiva del processo sinodale.

Sullo sfondo, però, questi temi si discutono, eccome. Per esempio al Sinodo della Chiesa tedesca. Ma il Cardinale Lopez si dice fiducioso che il sinodo della Chiesa in Germania – di cui, però, spiega di non conoscere i dettagli – si adeguerà al cammino chiesto dal Papa e della Chiesa universale, e in fondo questo significa camminare insieme, e “tradizionalmente i sinodi prendono validità quando le autorità lo riconoscono. In questo senso si va avanti e si va indietro. Dobbiamo essere pazienti, e si deve comprendere che si va lenti, a volte si accelera il passo, e il processo potrebbe generare sofferenza, e momenti di oscurità e difficoltà”.

E sì, forse è nella natura stessa del Sinodo fare dei passi indietro dopo aver fatto diversi passi avanti. Ma se c’è un dato che viene fuori evidente dall’inizio dei lavori sinodali è che, al momento, non si parla assolutamente di una rivoluzione nella Chiesa. Non ci sono cambiamenti dottrinali. Non c’è una diminuzione del ruolo del vescovo. Non c’è rivoluzione nemmeno sulla questione del diaconato femminile.

Anzi, nel dibattito della mattina c’è anche l’intervento di una religiosa che sottolinea come i religiosi siano proprio quelli che non vengono considerati in un dibattito che si concentra spesso solo sul ruolo delle donne e dei laici nella Chiesa, mentre anche il Papa ci ha tenuto a sottolineare che il vescovo resta comunque un vescovo.

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I temi dei gruppi di lavoro sono, appunto, dei gruppi di lavoro,  sciolti dall’assemblea. Ma oggi si è affrontata anche la questione del diaconato femminile, nonostante questo sia affidato ad un gruppo che si occupa di nuovi ministeri, perché l’idea è quella di ascoltare tutti, anche quando le loro sollecitazioni possano essere diverse dallo scopo esatto del Sinodo.

Ci si trova forse di fronte ad una assemblea che non guarda ad una rivoluzione, ma laddove alcuni possono provare a causare una rivoluzione.

Sheila Leocádia Pires dice che al Sinodo c’è “una totale libertà di espressione”, e il vescovo Anthony Randazzo “tutti sono assolutamente necessari e parte della comunità della Chiesa”.

Randazzo dice che “non gli piace quando si parla di networking al sinodo, perché è un linguaggio di affari, mentre il nostro linguaggio della comunione”.

Randazzo ha detto che la questione dell’ordinazione diaconale delle donne “è in discussione da tempo, e Papa Francesco ha chiesto di approfondirla, di andare più a fondo, di vedere quello che c’è. Al momento, quando parliamo di donne nella Chiesa, si parla di questo, e come parte di questo le donne sono trattate come persone di seconda classe, ed è uno scandalo, solo perché una piccola minoranza, con grande potere mediatico, ha portato avanti queste voci”.

Insomma, il tema sembra essere più politico, e il vescovo Randazzo dice che “sarebbe meglio smettere di parlare delle donne e invece cominciare a parlare con le donne, così come faceva Gesù nel Vangelo”.

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Si parla di mettersi in ascolto dello spirito – lo hanno enfatizzato sia il Cardinale Mario, segretario generale del Sinodo, che il Cardinale Jean – Claude Hollerich, relatore generale.

Sarà da vedere, in fondo, come procederà il dibattito sinodale. I temi più controversi sono parte della discussione dei gruppi di lavoro. Il resto sarà delineato nel documento finale del Sinodo, e ci si può aspettare un dibattito abbastanza acceso.