Roma , domenica, 17. gennaio, 2016 17:24 (ACI Stampa).
Oggi scriviamo ancora una volta la storia. Il presidente della comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello si dice emozionata nel ricevere il terzo pontefice nel Tempio Maggiore di Roma. Il Papa aveva appena sostato in preghiera davanti alle due lapidi del dolore della Comunità di Roma quella che ricorda la deportazione dei nazisti e quella che ricorda l'odio terrorista e la morte del piccolo Stefano Gay Tache. Rose bianche e commozione.
"Ebrei e cattolici debbono sforzarsi di trovare assieme soluzioni condivise - dice Dureghello, - per combattere i mali del nostro tempo" perché Roma ha un ruolo universale, e anche perché insieme si combatte l'antisemitismo per questo la presidente ha ricordato le parole di Francesco : “anche un attacco ad Israele é antisemitismo” . "Lo ribadisco - ha detto Dureghello - perchè questa Comunità come tutte le comunità ebraiche del mondo ha un rapporto identitario con Israele. Siamo italiani profondamente orgogliosi di esserlo e allo stesso tempo siamo parte del popolo di Israele”.
La presidente ha ricordato i drammatici eventi di degli ultimi anni che hanno colpito gli ebrei in Israele come in altre parti del mondo e la responsabilità comune di fronte al mondo non possiamo essere spettatori, non possiamo restare indifferenti. “La nostra speranza – ha concluso – è che questo messaggio giunga ai tanti musulmani che condividono con noi la responsabilità di migliorare il mondo in cui viviamo”. La cerimonia è stata intervallata dal canto dei salmi il 126 e il 98 e il 15.
Secondo la tradizione ebraica un gesto ripetuto tre volte diventa consuetudine fissa. Così il Rabbino capo Di Segni ha salutato la visita di Papa Francesco ricordando il lavoro comune per la conoscenza reciproca.
"La visita di Papa Francesco avviene all 'inizio di un anno speciale per i cristiani" dice, e ricorda che nel rito di apertura della porta santa si recita una frase che per un Ebreo ha un grande significato: aprite le porte della giustizia, una citazione dai salmi. La misericordia e la giustizia sono inseparabili dice il rabbino. Queste parole sono" un segno di come le strade divise e molto diverse nei due. Mondi religiosi condividano comunque una parte del patrimonio comune che entrambe considerano sacro."