Città del Vaticano , giovedì, 20. dicembre, 2018 10:00 (ACI Stampa).
“Il problema della dismissione di luoghi di culto non è nuovo nella storia, ma oggi si pone all’attenzione delle Chiese per cause legate a una condizione moderna che possiamo definire sommariamente di secolarizzazione avanzata, ma allo stesso tempo in un contesto di maggiore consapevolezza del valore storico-artistico e simbolico dell’edificio sacro e dei manufatti in esso conservati”.
Lo scrivono il Pontificio Consiglio della Cultura e i delegati delle conferenze episcopali d’Europa, Canada, Stati Uniti d’America e Australia, che hanno partecipato convegno Dio non abita più qui? Dismissione di luoghi culto e gestione integrata dei beni culturali ecclesiastici, tenutosi a Roma presso la Pontificia Università Gregoriana il 29-30 novembre scorso.
Il testo di 14 pagine è un occasione di riflessione anche per parrocchie e associazioni che si trovano davanti al grave problema della manutenzione di luoghi di culto storici e riprende un testo della Pontificia Commissione Centrale per l’Arte Sacra in Italia.
La prima parte mette in luce il contesto soci pastorale della dismissione delle chiese. Centri storici abbandonati, popolazione invecchiata, calo della pratica religiosa, ma è anche vero che “non tutte le chiese che oggi costituiscono il patrimonio storico erano destinate alla cura pastorale (come le parrocchie), ma erano espressione di confraternite, corporazioni, signorie, municipalità, rappresentanze nazionali, famiglie private, e pertanto la moltiplicazione di chiese poteva rappresentare anche uno strumento di autorappresentazione di strutture sociali e politiche, in gran parte non più esistenti o comunque non più in grado di assicurarne la conservazione”. Più che vendere o demolire è meglio riutilizzare per le nuove esigenze pastorali.
Un capitolo intero è dedicato alla questione giuridica partendo dal diritto canonico. Vietato ovviamente vendere le reliquie, ma le chiese si anche se con molti limiti. L’elenco prevede anche il divieto di destinare di fatto una chiesa ad attività diverse dal culto divino (sala per concerti, conferenze ecc.), mantenendo in modo sporadico le funzioni religiose.