Prima di partire per questo pellegrinaggio, lei ha ricevuto una telefonata da Papa Francesco, che le ha chiesto di affidare qualche intenzione particolare alla Madonna. Ci può raccontare più nel dettaglio di cosa avete parlato con il Papa?
Ogni anno, prima di iniziare il pellegrinaggio, io e Papa Francesco ci sentiamo. La sua richiesta è sempre la stessa: di pregare molto per lui, per il suo servizio alla Chiesa, per la sua missione.
Lei ci ha chiesto nel volo di andata di individuare qualcosa da chiedere alla Madonna. Posso chiedere cosa ha chiesto lei personalmente per questo viaggio?
Io ho chiesto una grazia che sto chiedendo in questo periodo: di prendere con me Maria, quella consegna che Gesù fa, e di viverla fino in fondo. Cioè, come Giovanni, prendere Maria in casa e vivere questa sua presenza e questa sua presenza in maniera forte.
Lei stesso ha vissuto il COVID 19, ne è stato colpito, è stato in ospedale per 11 giorni, se non sbaglio. Cosa le è rimasto impresso del ricordo di quel tempo?
Soprattutto una cosa: la capacità che lo Spirito Santo mi ha donato di vivere l’abbandono. Non ho fatto nessun pensiero, ho detto c’è soltanto da abbandonarsi e vivere questa esperienza, così come vuole Dio.
Quali sono state le principali sfide della diocesi di Roma durante questa pandemia?
Di accettare, credo, la fatica di non poter celebrare l’Eucarestia: questo è stato sentito in maniera forte. Però si è sviluppata anche un’altra dimensione. Quella di riscoprire la famiglia come Chiesa domestica, da cui sono scaturite tante iniziative di preghiera, di riflessione, di ascolto della Parola di Dio.
Lei pensa che le misure di sicurezza nelle parrocchie siano state giuste? Come pensa di affrontare questi prossimi mesi?
Sono state giuste e ho visto soprattutto i preti molto attenti ad eseguirle. Si tratta di una grande delicatezza, direi attenzione alla situazione. Credo che fino a nuove disposizioni si andrà avanti così.
Lei ha accennato la mancanza dell’Eucarestia anche per i sacerdoti nel celebrarla. Ma tanti hanno vissuto la mancanza di Eucarestia nel riceverla, e succede anche adesso: noi possiamo andare a Messa, ma ci sono tanti anziani che non possono e così non riescono a partecipare alla vita sacramentale. Che effetto ha avuto e che cosa ha pensato come pastorale o risposta a questo problema?
Prima di tutto, bisogna vincere la paura, perché la paura - lo sappiamo - blocca, paralizza e dunque c’è una lotta da vivere. E poi sicuramente direi ai preti o ai ministri straordinari dell’Eucarestia di intensificare le visite verso gli anziani in casa, portando il Signore.
Iscriviti alla nostra newsletter quotidiana
Ricevi ogni giorno le notizie sulla Chiesa nel mondo via email.
Nell'ambito di questo servizio gratuito, potrete ricevere occasionalmente delle nostre offerte da parte di EWTN News ed EWTN. Non commercializzeremo ne affitteremo le vostre informazioni a terzi e potrete disiscrivervi in qualsiasi momento.
La diocesi di Roma ha messo a disposizione locali delle parrocchie come aule scolastiche, per permettere alle scuole di ri-iniziare in sicurezza, e non avere di nuovo aule sovraffollate. Ha altri progetti per mantenere alta questa attenzione alla sicurezza?
Si tratta di un aiuto reciproco che ci stiamo donando con il comune di Roma, proprio per fare più turni e quindi aiutare i bambini a vivere bene anche l’esperienza scolastica. Credo che l’incoraggiamento è quello di dire alle parrocchie: continuiamo a mettere a disposizione gli ambienti che abbiamo.
E avete altri progetti come quelli?
Non saprei subito se ci sono altre… ma tutto quello che è possibile fare per vivere un aiuto concreto, questo lo faremo.
Lei ha detto che il Papa voleva ancora fare un incontro con la diocesi di Roma, che poteva essere anche a settembre. Ci sono notizie?
Non lo sappiamo. Il Papa non ha ancora ripreso le udienze pubbliche, quindi siamo in attesa di una sua decisione.