Zagabria , venerdì, 13. ottobre, 2017 18:00 (ACI Stampa).
La possibile canonizzazione del Cardinale Aloysius Stepinac è stata anche oggetto del dialogo tra Papa Francesco e il presidente croato Andrej Plenkovic, lo scorso 7 ottobre. Ma le posizioni sul Cardinale martire, eppure accusato dal mondo ortodosso di connivenza con il regime nazista, restano divise. Non è l’unica sfida che deve affrontare la Chiesa croata, nazione cattolica nel cuore dei Balcani, chiamata a fare da ponte tra i vari mondi dell’ex Jugoslavia e una Europa cui aspirano tutti. Lo racconta ad ACI Stampa l’arcivescovo di Zara Zelimir Puljic, che, come presidente della Conferenza Episcopale Croata, ha partecipato a Minsk alla plenaria del Consiglio delle Conferenze Episcopali di Europa.
Quale è stata la posizione della Chiesa in Croazia sulla questione del Cardinale Stepinac, e sulla commissione storico mista cattolico-ortodossa che il Papa ha voluto stabilire?
Ci siamo posti nei confronti del Santo padre con un senso di obbedienza filiale, sebbene questa proposta non sia stata ben ricevuta in Croazia. Come vescovi, siamo stati due volte dal Santo Padre per discuterne. E abbiamo compreso che il Papa ha optato per la Commissione per spiegare le ragioni della canonizzazione agli ortodossi, che hanno messo in crisi la decisione di canonizzare il Cardinale, perché è tutto pronto, nella Congregazione delle Cause dei Santi, per procedere alla canonizzazione.
Cosa è successo esattamente?
Il patriarca ortodosso ha fatto notare che ci sono problemi da parte degli ortodossi per la canonizzazione del Cardinale Stepinac, e il Papa ha deciso di formare una commissione mista di croati e ortodossi. In questa commissione sono stati inclusi tre vescovi ortodossi e tre vescovi croati, degli esperti dalla Croazia e due esperti dalla Serbia. È stato un lavoro molto serio, e posso dire che anche se non ci saranno grandi frutti da questa commissione, il frutto più grande è che ci siamo radunati, abbiamo parlato.