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Cosa ha fatto la Commissione dell’Ordine del Santo Sepolcro nella sua visita in Terrasanta?

Ogni sei mesi, una commissione dell’Ordine dal Santo Sepolcro visita i progetti in Terrasata. Ecco cosa ha trovato quest’anno

Commissione Gran Magistero | Uno degli incontri della Commissione del Gran Magistero in Terrasanta | OESS - François Vayne Commissione Gran Magistero | Uno degli incontri della Commissione del Gran Magistero in Terrasanta | OESS - François Vayne

Si chiama Commissione del Gran Magistero per la Terra Santa, è composta da tre membri, e ogni sei mesi si reca, appunto, in Terra Santa, per toccare con mano la situazione delle comunità cristiane, capire le sfide in atto, vedere l’evoluzione dei progetti e delle necessità sostenute dall’Ordine Equestre del Santo Sepolcro, di cui è espressione, e in collaborazione con il Patriarcato Latino di Gerusalemme.

Questa commissione, dal 9 al 15 marzo, ha svolto dunque la sua visita, in una situazione che il conflitto scatenatosi dopo l’attacco di Hamas il 7 ottobre 2023 ha particolarmente esacerbato. Hanno visitato scuole, visto progetti, definito priorità locali.

Ma, prima di andare avanti con il racconto, vale la pena comprendere che cosa è l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro.

L’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme è un’istituzione laicale di diritto pontificio. Scegliendo di vivere una vita cristiana nutrita di preghiera e carità, i suoi 30.000 membri sono oggi presenti nei cinque continenti (oltre 40 nazioni, in più di 60 Luogotenenze e Delegazioni Magistrali). La loro missione è quella di consolidare la presenza cristiana nella Terra di Gesù. Come? Sostenendo in forma continuativa le opere della Chiesa Cattolica in Terra Santa, soprattutto quelle del Patriarcato Latino di Gerusalemme con il quale l’Ordine intrattiene legami stretti e antichi.

Tradizionalmente si associano le origini dell’Ordine ai tempi della liberazione della Terra SantaTuttavia i primi documenti che attestano un’investitura di Cavalieri denominati «del Santo Sepolcro» risale al XIV secolo. La presenza cattolica in Terra Santa, assicurata per secoli dai frati francescani, fu potenziata da Pio IX, il quale ricostituì il Patriarcato Latino di Gerusalemme nel 1847. Contestualmente anche l’Ordine venne ricostituito e da allora gli venne affidata la missione di sostenere il Patriarcato.

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Nel 1907, Pio X decise che il titolo di Gran Maestro dell’Ordine fosse detenuto dal Papa stesso. A partire dal 1940, Pio XII attribuì l’ufficio a un cardinale.

È in questo contesto di supporto alla Chiesa di Terrasanta che lavora la Commissione del Gran Magistero per la Terra Santa. Sono tre membri: il presidente Bart McGettrick, Tim Milner e Detlef Brümmer. Nei loro sei giorni in visita alle popolazioni interessate dai progetti del Patriarcato Latino di Gerusalemme sostenuti finanziariamente dall’Ordine, sono stati accompagnati da Donata Maria Krethlow-Benziger, Luogotenente per la Svizzera e il Liechtenstein, da Donna Milner e dal Direttore della Comunicazione dell’Ordine a Roma, François Vayne.

Quali sono le priorità per la Terrasanta in questo momento difficile? Prima di tutto, creare posti di lavoro, e garantire continuità dell’istruzione, perché le famiglie che non emigrano a seguito della crisi in Palestina sono in forte difficoltà economica, e non possono pagare, scuole, cibo e medicine.

Inoltre, di fronte al crescere degli insediamenti israeliani, la componente araba della popolazione si sente come “sotto assedio”, circondata da vari check point e dipendendo quasi in toto dagli aiuti del Patriarcato.

Il 10 marzo, la commissione ha visitato il seminario di Beit Jala e l’Università di Betlemme. Nel primo, si registra anche la difficoltà di ingresso per i seminaristi provenienti dalla giornata. Nella seconda, al di là del dramma degli studenti di dover attraversare i checkpoint, c’è anche una nota positiva: il progetto AFAQ, che permette ai giovani studenti di trovare opportunità di lavoro grazie alla collaborazione dell’Università con il Patriarcato, sulla base degli aiuti inviati dall’Ordine (l’aiuto complessivo dell’Ordine corrisponde al 25% del bilancio annuale del Patriarcato).

L’11 marzo, la Commissione è stata ad Ain Arik, dove c’è un centro che ospita le attività dei giovani cristiani in tutta la regione, e poi a Ramallah, dove si sono incontrati con il parroco, Yacoub Rafidi, che è anche direttore delle tredici scuole del Patriarcato in Palestina, due delle quali si trovano a Gaza.

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Qui, ci si è concentrati sulla necessità di aumentare gli stipendi degli insegnanti, perché quelli che lavorano nell’istruzione cattolica percepiscono i salari più bassi della regione. Gli insegnanti fanno anche un grande sforzo a offrire corsi online.

Il 12 marzo, la commissione ha visitato la Galilea, toccando prima la città di Haifa e poi quella di Reineh, non lontano da Nazareth e dal lago di Tiberiade.

Ad Haifa, il responsabile della pastorale giovanile in Israele, padre Ramez Twal, ha fatto visitare alla Commissione il centro per i giovani e le famiglie recentemente inaugurato, e ha presentato le iniziative intraprese per i giovani, molti dei quali cattolici melchiti.

In videoconferenza da Milano, dove si trovava in viaggio, Mons. Rafic Nahra, Vicario Patriarcale per Israele, ha descritto la secolarizzazione della società israeliana, mentre padre Elie Kurzom, responsabile della pastorale familiare in Israele e che si avvale di un’équipe dinamica, ha condiviso con la Commissione la sua speranza nel momento in cui sta preparando il pellegrinaggio giubilare delle famiglie a Roma, previsto per il prossimo maggio.

A Reineh, la commissione ha potuto incontrare padre Ibrahim Shomali – il parroco responsabile della catechesi in Israele, il quale ha testimoniato la vitalità della Chiesa locale, spiegando che l’85% degli alunni della scuola parrocchiale sono cristiani e che è quindi importante investire in essa per il futuro.

Giovedì 13 marzo, di ritorno a Gerusalemme, la Commissione per la Terra Santa, accompagnata da Dima Khoury, responsabile delle questioni sociali del Patriarcato, ha fatto visita alle famiglie cristiane ospitate grazie all’Ordine in alcuni appartamenti della Città Vecchia. Queste hanno raccontato le loro storie con dignità e coraggio, insistendo tutte sulla priorità dell’istruzione dei loro figli rispetto al cibo. 

È seguito un incontro nei locali del Patriarcato con padre Mathew Coutinho, responsabile del Vicariato per i Migranti, e la sua collaboratrice suor Gabriele Penka, che hanno messo in evidenza il dramma vissuto in Israele dai lavoratori cattolici stranieri (circa 70.000 persone provenienti dall’Asia o dall’Africa), la cui situazione è molto precaria.

Nel pomeriggio, una videoconferenza ha permesso ai membri della Commissione di parlare con padre Gabriel Romanelli, in diretta da Gaza, quando la tregua non era ancora stata interrotta. Il parroco di Gaza ha raccontato l’energia della disperazione con cui i suoi parrocchiani cercano di sopravvivere, senza acqua né elettricità, con i bambini che vengono istruiti con i mezzi a disposizione, su tutti i piani della scuola delle Suore del Rosario – l’unica ancora in uso nell’enclave – persino in cucina e sui balconi.

Al termine dell’intensa visita in Palestina e Israele, il 14 marzo si è tenuto un incontro conclusivo con il personale dell’amministrazione del Patriarcato, per una prima presentazione del rapporto della Commissione, incentrato sugli aiuti all’occupazione e all’istruzione. La prossima visita di lavoro della Commissione si svolgerà in Giordania il prossimo autunno.