Brescia , giovedì, 26. marzo, 2020 18:00 (ACI Stampa).
Era tornato a Nave, vicino Brescia, per curare i suoi problemi di salute, ma il suo sogno era di ricongiungersi con i suoi ragazzi in Africa. Non ce l’ha fatta il vescovo Angelo Moreschi, vicario apostolico di Gambella, in Etiopia, il cui fisico già debilitato già da diagnosi e diabete è stato colpito anche dal coronavirus. È il primo vescovo a morire per via della pandemia di Covid 19. Aveva 68 anni.
Il vescovo Moreschi, era animato da grande zelo missionario. Salesiano per 46 anni, sacerdote per 38, vescovo per 10, di lui nei villaggi africani si ricorda ancora quando il vescovo Moreschi arrivava con un fuoristrada in motoscafo nel caso in cui le strade erano allagate, e subito si metteva a distribuire biscotti multivitaminici ai bambini malnutriti.
È morte nell’Istituto Salesiano di Nave, in provincia di Brescia, dove era cominciata la sua storia di salesiano e missionario. Istituto che lui aveva anche diretto. Nato propri a Nave nel 1952, aveva frequentato il noviziato salesiano ad Albaré, in provincia di Verona, ed aveva emesso i primi voti religiosi nel 1974. I voti perpetui li fece invece in Israele, a Cremisan, nel 1980. Nel 1982, fu ordinato sacerdote a Brescia.
Ha dedicato tutta la sua vita all’Africa. È stato per 18 anni nella missione salesiana di Dilla, in Etiopia, a 500 chilometri dalla capitale Addis Adeba, e lì fondò missioni con scuole, aziende agricole e scuole professionali, alla maniera di don Bosco.
Nel 2000, fu nominato alla guida della Prefettura Apostolica di Gambella. Quando questa, nel 2010, fu elevata al rango di vicariato apostolico, fu naturale scegliere Moreschi come vescovo. A quella missione, Moreschi aveva dedicato tutto, creando missioni con scuole, fattorie, pozzi, e a gestire un ospedale.