Shanghai , giovedì, 23. aprile, 2020 10:00 (ACI Stampa).
Non ci saranno i tradizionali pellegrinaggi al santuario della Madonna di Sheshan in Cina. L’emergenza coronavirus ha portato alla decisione di cancellarli, per questioni di sicurezza sanitaria. Dove non era riuscito il Partito Comunista, riesce invece la diffusione del virus. E fa perdere alla Cina una straordinaria occasione, perché a Sheshan andavano sia cattolici “sotterranei” che riconosciuti dalla Chiesa ufficiale.
Simbolicamente, è un fatto importante. Il Santuario di Sheshan è un punto di riferimento per i cattolici in Cina. Tanto che Benedetto XVI, nella sua lettera ai cattolici cinesi del 2007, decise di stabilire la giornata di preghiera per loro proprio nel giorno della Madonna di Sheshan, il 24 maggio.
I cattolici di Cina hanno guardato sempre a Sheshan. Lo hanno fatto quando la persecuzione era dura, lo hanno fatto quando il governo sembrava aver allentato le maglie. Oggi, c’è un accordo provvisorio tra Santa Sede e Cina per la nomina dei vescovi, che dovrebbe essere rinnovato il prossimo agosto, un movimento di sinizzazione da parte di Xi Jinping che vuole che tutte le religioni siano parte della cultura cinese – ed è questa una misura di controllo. Ci sono persecuzioni, abbattimenti di croci e di chiese, ma anche un dialogo istituzionale che fa sperare.
La devozione a Maria risale ai tempi della missione del Gesuita Matteo Ricci. Ricevuto dall’imperatore il 22 gennaio 1601, Matteo Ricci portò 12 doni, e tra questi la copia dell’immagina di Maria Salus Populi Romani, custodita in Santa Maria Maggiore nella cappella dove Sant’Ignazio di Loyola celebrò la prima Messa.
I gesuiti furono anche i fautori del culto di Sheshan. Loro acquisirono la collina nel 1863, e nel 1870 fecero voto di costruire una basilica su quella collina se la Madonna avesse risparmiato la diocesi dalla distruzione a seguito di una sanguinosa rivolta.