Norcia , lunedì, 6. aprile, 2020 10:00 (ACI Stampa).
In questo tempo di Quaresima, pandemia e quarantena abbiamo tutti molto da imparare dalla comunità monastiche di clausura. Il loro è uno stile di vita che unisce preghiera e lavoro e il “distanziamento sociale” lo hanno nella Regola. Anche l’atteggiamento nei confronti della morte dei monaci può essere di aiuto e conforto per chi soffre per la perdita di un familiare o di un amico.
I monaci benedettini di Norcia hanno inviato qualche giorno fa una lettera che inizia proprio dalla morte: “ “San Benedetto ci esorta: "Mantieni ogni giorno la morte davanti ai tuoi occhi". In questo spunto tratto dal quarto capitolo della Regola del nostro patrono, ci viene ricordato che Dio è il Signore supremo della nostra vita, anche se la Sua presenza non è sempre evidente. In modo paterno anche san Benedetto ci chiama a piangere per i nostri peccati nel timore del giudizio futuro. La realtà della morte e del giudizio ci ricorda di confidare nella sola misericordia e giustizia di Dio, mentre l'oblio della morte può portarci a fare affidamento su noi stessi e sulle soluzioni del mondo ai nostri problemi”.
I monaci raccontano la loro vita: “Ogni mattina, durante la solenne Messa conventuale abbiamo aggiunto preghiere contro la pestilenza. Nel pomeriggio, procediamo attraverso la proprietà con le reliquie della Vera Croce pregando per la liberazione da "peste, carestie e guerre", così come gli antichi che sapevano che queste tribolazioni spesso sorgevano insieme. In particolare nelle nostre preghiere ci sono molti dottori e infermieri che si stanno sacrificando molto - e molto rischiano - per mantenere in vita gli altri e riportarli in salute”.
E il cambiamento è proprio nelle presenza: “Un cambiamento notevole per noi è stata la totale assenza di visitatori della cappella. Sebbene Norcia sia fuori dalle strade di grande comunicazione, siamo fortunati nel poter condividere spesso la nostra vita, l’Ufficio cantato e la Santa Messa, con i visitatori. Le misure adottate dal Governo per il contenimento dell'epidemia precludono questa condivisione confinando ciascuno nella propria casa. Il nascondimento dal mondo assume, così, un simbolismo quasi sacramentale durante questa straordinaria crisi.
Per secoli non è stato possibile vedere da vicino i misteri dell'altare. In alcuni secoli, nei momenti più importanti della Messa venivano tirate delle tende. Ancora oggi, le solenni preghiere di consacrazione sono dette nei toni più bassi, un sussurro, mentre si svolge il mistero della liturgia. Il nascondimento intrinseco alla Messa con un'iconostasi nel rito bizantino è stato, in qualche forma, comune a tutti per centinaia di anni; ha evocato il mistero. Nella nostra epoca, che richiede di vedere per credere, Dio ci offre la possibilità di riscoprire il mistero dell'efficacia invisibile della Messa. Dobbiamo fare affidamento su una medicina invisibile per la nostra ultima salvezza di fronte a questa minaccia invisibile.