Città del Vaticano , giovedì, 28. ottobre, 2021 16:00 (ACI Stampa).
Il ddl Zan è stato bocciato al Senato, e la proposta di legge è stata affossata. Nel percorso verso la discussione a Palazzo Madama, però, il ddl è stato ampiamente discusso. Non tanto per il suo fine antidiscriminatorio, quanto per quella che veniva percepita come una imposizione della teoria gender. Anche la Segreteria di Stato vaticana aveva fatto avere al governo italiano una nota verbale, notando proprio che il ddl rischiava di violare il Concordato. L’Associazione Pro Vita & Famiglia aveva raccolto questi dubbi e scritto alla Congregazione per la Dottrina della Fede. La risposta, datata l’1 ottobre e arrivata gli scorsi giorni, è stata chiara: il no all’ideologia del gender è stato reiterato più volte da Papa Francesco, e i cattolici in politica sono chiamati ad opporsi a disegni di legge che vanno contro le convinzioni cristiane.
La risposta dell’ex Sant’Uffizio si rifaceva a vari pronunciamenti e documenti papali, notando una continuità assoluta del Magistero. La Congregazione rispondeva ad una lunga missiva inviatagli da Pro Vita & Famiglia lo scorso 10 luglio. Nella lettera, si faceva notare come le misure anti-omotransfobia andassero a toccare la stessa antropologia cristiana, perché arrivavano al punto di imporre una “visione della sessualità soggettivista, fluida e non binaria”, e non faceva eccezione il ddl Zan, che puntava a ridefinire “l’identità sessuale, separando il sesso dal gender qualificando l’identità personale in termini soggettivi”.
Notando che le leggi di questo tipo erano sempre più diffuse, Pro Vita & Famiglia metteva in luce anche che, in nazioni dove leggi simili sono state approvate, ci sono stati rischi per la libertà dei cristiani. In particolare, veniva citato il caso del pastore John Sherwood, arrestato in Gran Bretagna con l’accusa di dichiarazioni omofobe, e quello dell’arcivescovo Fernando Sebastian Aguilar, sotto indagine in Spagna con l’accusa di omofobia dopo una intervista da lui concessa su sessualità e procreazione.
Tre le domande che venivano dunque poste alla Congregazione: se queste leggi e proposte di legge contradicessero la Fede, le Sacre Scritture o l’insegnamento cattolico; se i fedeli cattolici dovessero coerentemente opporsi all’approvazione di queste leggi; se i politici cattolici dovessero votare contro queste leggi e prendere pubblicamente posizione contraria.
Dopo aver espresso apprezzamento per il lavoro e il contributo di Pro Vita & Famiglia “in favore ed a difesa della vita, dal concepimento al suo termine naturale, e a vantaggio di una vera cultura della famiglia”, la Congregazione della Dottrina della Fede entrava nel merito delle questioni.
Prima di tutto, la questione del gender. La Congregazione sottolinea che si può “rinvenire una risposta al magistero ecclesiale al riguardo”, e fa riferimento ad una serie di interventi di Papa Francesco, a partire dal numero 56 di Amoris Laetitia, nella quale c’è “una chiara riprovazione dell’ideologia gender”.