Città del Vaticano , mercoledì, 11. dicembre, 2024 18:00 (ACI Stampa).
Negli occhi sì la gioia della nuova sfida da Cardinale, ma anche una non troppo velata tristezza per la sua terra di origine. Lo sguardo di Mykola Bychok, uno dei 21 cardinali da poco creati da Papa Francesco nell’ultimo Concistoro del 7 dicembre scorso ( il Titolo a lui affidato è quello della Chiesa di Santa Sofia a Via Boccea a Roma), dice molto. Parla della guerra in Ucraina, sua terra natale. Di una guerra che lo tocca da vicino non solo come Cardinale, ma anche come uomo.
Una biografia, la sua, assai interessante: nasce nel 1980 a Ternopil in Ucraina. Entrerà poi nell’Ordine dei Redentoristi nel luglio 1997. Molti gli incarichi ricoperti: Missionario nella Chiesa di Madre del Perpetuo Soccorso a Prokopyevsk in Russia; Superiore del Monastero di San Giuseppe e Parroco di Madre del Perpetuo Soccorso a Ivano-Frankivsk in Ucraina fino ad arrivare alla nomina - era il 15 gennaio del 2020 - come Vescovo dell’Eparchia Saints Peter and Paul of Melbourne degli Ucraini. Un paese così lontano, l’Australia; eppure il cuore rivolto alla “martoriata Ucraina”, come più volte viene nominata da Papa Francesco.
AciStampa lo ha incontrato nei giorni di questo Concistoro, e Bychoc esordisce dicendo: “Rappresento l’Ucraina, da una parte. Dall’altra parte, rappresento anche l’Australia, perché sono Vescovo per i cattolici ucraini in Australia, Nuova Zelanda e Oceania. Purtroppo, i russi stanno distruggendo le nostre città, i nostri paesi. La mia città natale, negli ultimi giorni, è stata bombardata dai droni. Quindi la mia famiglia, mia madre, mio padre, in questo momento sono senza elettricità, senza riscaldamento, senza acqua calda. Questa è la realtà della guerra, perché i russi non combattono contro l’esercito o i soldati, ma contro i civili”. Allora, il discorso, non può che spostarsi sul tema di una possibile pace.
Sarà possibile una pace e quando?