Bogotá , venerdì, 16. dicembre, 2016 13:00 (ACI Stampa).
Ci sarebbe da fare un lungo discorso, su quello che è stato in Colombia, sul modo in cui si è sviluppata la guerriglia (ce ne sono state sei negli ultimi cinquanta anni), sulle differenze tra sigle terroristiche (l’ELN e le FARC) e su come queste hanno agito sul territorio. Nel giorno in cui il presidente colombiano Manuel Santos, premio Nobel per la Pace proprio per l’accordo di pace con le FARC, visita Papa Francesco, ACI Stampa intervista padre Juan Francisco Tinjaca Rodriguez, agostiniano recolleti, professore di Teologia nell’Università Agostiniana in Colombia.
Quale è la situazione in Colombia?
Prima di tutto, si deve sottolineare che il cattolicesimo si è profondamente trasformato dal momento in cui è cominciata la guerra con le FARC. Fino agli anni Cinquanta, la Colombia era un Paese dichiarato cattolico dalla Costituzione, esigeva solo l’egeonia cattolica, e si trattava di un cattolicesimo gerarchico e tradizionalista, molto vicino al partito di governo, vale a dire al partito conservatore. Una vicinanza che portò alcuni sacerdoti a predicare che “uccidere i liberali non è peccato” a seguito dall’assassinio del leader liberale Jorge Elicer Gaitan nel 1948. Questo aiuta molto a capire la linea ideologica di cui si sono imbevuti i guerriglieri. E aiuta a capire anche i cambiamenti profondi che sono avvenuti nel Paese dopo le violenze del 9 aprile del 1948, che hanno causato tanti morti quanti ne ha causati il conflitto armato con le FARC.
In che modo i cattolici hanno visstuto la guerra con le FARC?
Le FARC non hanno perseguitato i cattolici in quanto tali. Il conflitto ha inciso gravemente nella società, soprattutto tra i campesinos, che tradizionalmente sono legati al mondo cattolico. Alcuni dei leader rivoluzionari hanno una formazione cattolica o provengono dall’apparato cattolico. E però i cattolici sono stati colpiti come gli altri. L’ELN ha massacrato il vescovo Jésus Emilio Jaramillo, vescovo di Arauca, nella forma più brutale che si possa pensare, e poi assassinarono il vescovo Isaias Duarte Cancino, arcivescovo di Cali, per affermare che le campagne politiche si erano pagate con il narcotraffico.