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Cinquant'anni di Sinodo, le testimonianze dei continenti

La commemorazione dei 50 anni del Sinodo |  | CTV La commemorazione dei 50 anni del Sinodo | | CTV

Il coro dell’Antoniano di Bologna, i cardinali in prima fila e, a dire il vero un’Aula Paolo VI semivuota, ma il Papa e i Padri Sinodali che ricordano le 27 assemblee della istituzione che ha raccolto l’eredità del Concilio sono un invito al Popolo di Dio a capire che cosa davvero si possa fare “camminando insieme”.  La commemorazione dei 50 anni di vita del Sinodo inizia con il Segretario Generale del Sinodo il cardinale Baldisseri che tratteggia la storia e i temi delle Assemblee ricordando il senso stesso del Sinodo.

Nell’Aula risuonano le voci dei Pontefici che hanno guidato le diverse assemblee, un video riporta le immagini dei Sinodo speciali e ordinari. Il Papa segue dal tavolo dei relatori insieme alla Segreteria e ai relatori della XIV Assemblea ordinaria.

Il cardinale Schönborn nella sua relazione commemorativa ha ricordato l’importanza del Sinodo nella vita della Chiesa Universale citando Giovanni Paolo II.

Ricezione e applicazione del Concilio sono fasi ancora in corso nel post Vaticano II e il Sinodo, dice il cardinale di Vienna, è uno dei luoghi di interpretazione delle indicazioni del Concilio.

Il Sinodo ha anche avuto delle critiche , e un tema discusso è quello dell’autorità del Sinodo.

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“ Co-governo della Chiesa universale o collegialità affettiva ed effettiva cum e sub Petro”? Questa la domanda, ma è anche vero che il metodo è stato via via aggiornata.

Il cardinale di Vienna riporta la lectio di Joseph Ratzinger del 1983 con le domande sul metodo.

Una questione che ha accompagnato il cammino del Sinodo fino dal principio.

“ Chi è insieme in cammino ha bisogno di una meta chiara” e “il metodo è del tutto decisivo se si vuole un risultato.” Il cardinale volge lo sguardo al “ Concilio di Gerusalemme” come modello.

Il metodo applicato è indicativo anche per il Sinodo dei Vescovi. Comincia con un conflitto sulla necessità della circoncisione. Il conflitto venne espresso apertamente, una parresia che ricorda quella che Papa Francesco ha chiesto al Sinodo già nel 2014, dice il cardinale.

Si arriva ad animate discussioni come è stato a Gerusalemme e come è stato nel 2104 e come è nell’ attuale assemblea. Nessuna pace quietista quindi, ma discussione aperta per la “salus animarum” e discernimento per arrivare a conoscere quello “che il Signore ha deciso e noi dobbiamo riconoscere .”

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Il metodo è quindi l’insegnamento più importante. Non solo perizie e contro perizie, ma un dibattito per tutta la Chiesa anche se condotto con un certo accanimento.

La Chiesa primitiva ha usato un metodo per risolvere il conflitto ed arrivare alla decisione, importante per il cammino sinodale. Il cardinale riporta le parole di San Pietro, un metodo che consiste “nel raccontare le azioni di Dio, riferisce ciò che ha sperimentato dell’agire di Dio. Non una riflessione teologica ma osservazione dell’agire di Dio.” La testimonianza di Pietro è accolta in silenzio per meditarla nel cuore, come quella di Paolo che racconta quello che ha visto ed ascoltato.

Scrittura ed esperienza messe a confronto concordano, e arrivano le indicazioni.

La ricezione delle decisioni è ancora una parte del testo degli Atti. “E’ bello quando i risultati di un sinodo incoraggiano e danno gioia!”

Missione, testimonianza e discernimento dunque come indicazione di metodo per il cardinale di Vienna. Il successo del Sinodo si misurerà sulla sua missionarietà. Il Sinodo deve essere consultivo o con potere di decisione? “La fede non può essere rappresentata in senso politico ma solo testimoniata” dice Schönborn, e chiede di parlare nel futuro in modo meno astratto e distaccato.

“ Restiamo troppo spesso nelle teorie” dice e conclude con una riflessione sul discernimento. Lo scopo di dibattiti e testimonianze è il discernimento e “quando si votano delle proposte per il Papa non si tratta di lotte di partiti di cui i media con piacere riferiscono, ma di una formazione comunionale del giudizio, non un compromesso politico, ma un dono dello Spirito Santo.”

Subito dopo un rappresentante di ogni continente ha portato la sua testimonianza, come il cardinale Nichols presidente della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles che ha raccontato la sua esperienza di studente durante il Concilio con la collegialità affettivo che cresceva creando una nuova realtà.

L’Europa nello scorso secolo era divisa e ferita da guerre ed ideologie, ha detto il cardinale, ma è stato proprio il lavoro del Sinodo ad aiutare a superare queste divisioni e l’ eurocentrismo.

Il cardinale ha ricordato la assemblea speciale per l’ Europa con i protagonisti che portavano la loro vita stessa al Sinodo, dal Cardinal Lustiger di Parigi, al Cardinal Glemp di Cracovia al cardinale , Cardinal Vlk di Praga e del Cardinal Ruini come relatore.

Ma il primo Sinodo non riuscì a colmare la distanza tra Est ed Ovest dell’ Europa per colpa della ferite e della superiorità dell’ Occidente. Ma otto anni dopo le cose cambiarono e mentre all’ Ovest ci si rendeva conto della necessità delle nuova evangelizzazione, all’Est ci si rendeva conto che si faceva entrare il materialismo ateo a scapito delle religione difesa con eroismo.

Un incoraggiamento reciproco è stato il lavoro del Sinodo, ha detto Nichols e ha ricordato il lavoro delle Conferenze Episcopali Europee riunite fin dal 1996.

Oggi l’Europa è molta diversa, è multietnica, con una migrazione sempre crescente con una sfida alla identità europea.

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E oggi le sfide comuni dell’ Europa sono quelle della famiglia: “ abbiamo parlato dello tsumami culturali delle teorie del gender” ad esempio. Ma la famiglia è la base della trasmissione della fede, e la Chiesa in Europa è chiamata a queste sfide.

E’ stata poi la volta dell’ Africa con Mathieu Madega Lebouakehan, Vescovo di Mouila, Presidente della Conferenza Episcopale del Gabon che ha parlato della esperienza della cattolicità con la formazione a Roma, e con le Assemblee sinodali che ha vissuto come uditore e come padre . E frutto maturo delle Assemblee speciali per l’ Africa  “è quello di aver fatto ricordare a tutta la Chiesa una dei suoi nomi, presente nel Nuovo Testamento e nella Lumen Gentium, però spesso dimenticato o trascurato, riproposto alla Chiesa dal Santo Papa Giovani Paolo II, in Ecclesia in Africa, ribadito da Benedetto XVI nonché dal Papa Francesco il mercoledi 29 maggio 2013 : ‘‘La Chiesa Famiglia di Dio’’. E il vescovo del Gabon conclude: “Ci auguriamo che prima di intraprendere una nuova via, si possa ripercorrere il tragitto già fatto, per fare memoria ‘‘del già accaduto’’, celebrare la Risurrezione e protendersi verso la promessa-invito di Cristo.”

Per l’ Asia ha parlato Louis Raphaël I Sako Patriarca di Babilonia dei Caldei che ha detto che  “l’interesse di questi sinodi è l’aggiornamento, cercando di dare un senso alla vita dei fedeli con tanta speranza, ciò di cui hanno bisogno. Formare informando è questo il nostro motto nel lavoro che svolgiamo ogni giorno insieme ai nostri collaboratori.” Ed aggiunto: “come orientali, forse non abbiamo approfittato molto di questi sinodi, dato il nostro esiguo numero, l’ambiente che sempre piena di problemi, di conflitti e di insicurezza, la società musulmana che considera la religione come una cosa sacra e immutabile non facilita il cambiamento. I nostri padri erano più coraggiosi di noi. Ma abbiamo approfittato almeno di due sinodi, il sinodo per il Libano, e per il medio oriente e anche il sinodo per Asia”. Il Patriarca invita la Chiesa a “rivedere e studiare la situazione attuale degli suoi istituti per corrispondere alla situazione attuale in cui vivono i cristiani e per conservare la sua veridicità e lo zelo evangelico e pastorale.” Ma anche che “il concetto della sinodalità sia integrato nella vita e spiritualità della Chiesa insieme al principio della sussidiarietà per un continuo aggiornamento e rinnovamento nella Chiesa.”

Per l’ America Latina è stato il cardinale Ricardo Ezzati Andrello, Sdb Arcivescovo di Santiago de Chile a ricordare la importanza del Sinodo per il continente. Una realtà visibile della communio, ha ricordato la storia della ricezione dei Concilii e la nascita dei consigli episcopali in America Latina fino alla nascita del CELAM con la sua “autoscienza” della sua identità propria.

Il cardinale ha ripercorso le tappe delle assemblee sinodali con una attenzione alla forza evangelizzatrice e ai documenti nati dai lavori sinodali, a partire della Evangeli nuntiandi fino alla Evangelii gaudium con i toni ecclesiologici tipici del continente.

A concludere la serie di testimonianze il Cardinal Soane Patita Paini Mafi Vescovo di Tonga, Presidente della Conferenza Episcopale del Pacifico.

“ 50 anni fa forse stavo recitando il rosario con i miei genitori” ha detto ed ha poi illustrato la situazione della Chiesa della Oceania fortemente condizionata dalla struttura geografica del continente composto di piccole isole sperdute.

Il cardinale ha ricordato in particolare due documenti post sinodali, Catechesi Tradendae del 1979, e Reconciliatio et Paenitentia del 1984.

Poi un ricordo delle assemblee speciali del continente e delle esperienze di condivisione con tutta la Chiesa cattolica.