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Chiese, musei e ora moschee: l’UNESCO manda un inviato in Turchia per vederci chiaro

Sarà a gennaio che un inviato dell’agenzia ONU della cultura si recherà ad Istanbul, per verificare come la trasformazione in moschea di Santa Sofia e San Salvatore in Cora cambino gli edifici

Mosaici in San Salvatore in Chora | Un dettaglio dei mosaici nella chiesa di San Salvatore in Chora, ora moschea | muze.gov.tr Mosaici in San Salvatore in Chora | Un dettaglio dei mosaici nella chiesa di San Salvatore in Chora, ora moschea | muze.gov.tr

Hagia Sophia e San Salvatore in Cora ad Istanbul hanno avuto un destino comune. Entrambe chiese, poi diventate moschee, poi museo, e poi di nuovo moschee quest’anno, con due decreti dei tribunali turchi appoggiati dal governo di Erdogan. Il fatto è che entrambi gli edifici sono parte del patrimonio UNESCO, la loro conversione in moschea rischia di far andare perduti (o rendere invisibili) parte delle loro straordinarie opere. E così l’UNESCO ha deciso di mandare un inviato per controllare lo stato dei due edifici, il prossimo gennaio.

L’indagine dell’UNESCO è iniziata già con delle ispezioni ad ottobre, ma sarà a gennaio che Mounir Bouchenaki, archeologo algerino di fama internazionale, sarà ia Istanbul per verificare in che modo le ex chiese sono state cambiate.

La decisione dell’agenzia ONU per la cultura è arrivata a seguito di varie voci riguardanti i cambiamenti in corso nei vari monumenti. Ci sono, in particolare, i mosaici cristiani da preservare, che avevano fatto la bellezza di Santa Sofia e che avevano reso San Salvatore in Cora “la Cappella Sistina” di Turchia.

La decisione dell’UNESCO viene anche a seguito di una serie di polemiche che si sono scatenate dopo alcune dichiarazioni Mehmet Nuri Ersoy, ministro turco della Cultura e del Turismo, che aveva detto a inizio novembre che l’UNESCO “accetta il punto di vista turco sulla riutilizzazione di entrambi i musei.

Ernesto Ottone, vicesegretario generale dell’UNESCO, a seguito di queste dichiarazioni ha deciso la missione, preoccupato da possibili interferenze turche su entrambi gli edifici.

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Già il 14 novembre, l’UNESCO aveva reagito alle dichiarazioni del ministro della Cultura ricordando il modo in cui era intervenuta al momento in cui si era deciso di rendere Hagia Sophia una moschea, e che l’UNESCO aveva “immediatamente iniziato un processo di revisione e inviato una missione a Istanbul dal 5 al 9 ottobre per “guardare nei dettagli le potenziali implicazioni del cambiamento dello status degli edifici e l’impatto che avrebbero avuto sul valore universale dei beni. È un processo di revisione ancora in corso.

Hagia Sophia è stata una delle chiese più importanti della cristianità e sede dei patriarchi ortodossi fino al 1453, quando gli ottomani la trasformarono in moschea, e così fu fino al 1934. Fu Kemal Ataturk, padre della Turchia moderna, a volere che Hagia Sophia fosse trasformata in un museo. La Corte Turca, su ricorso di una piccola associazione di estrema destra, ha annullato questa decisione lo scorso 10 luglio, e così Hagia Sophia è tornata moschea e le prime preghiere islamiche si sono tenute il 24 luglio.

Il monastero di San Salvatore in Cora risale invece all’XI secolo, ed è noto per i suoi affreschi e mosaici. Anche questa chiesa fu convertita in moschea nel 1511, e dal 1948 il governo turco la aveva trasformata in un museo. Di quest’anno la decisione che fa ritornare moschea la chiesa.

Comunque, le Chiese cristiane hanno continuato a provare tutte le vie legali per non rendere irreversibile la perdita delle due chiese come luogo di culto cristiano. Un collettivo di cristiani turchi, principalmente di religione ortodossa, ha infatti sottoposto una richiesta di annullamento del decreto del luglio 2010 su Hagia Sophia, perché questo andrebbe a violare la convenzione UNESCO sulla protezione del patrimonio culturale mondiale”.

È una richiesta che il Consiglio di Stato probabilmente non accoglierà, considerando il fatto che i membri sono saldamente nelle mani di Erdogan.