L’arcivescovo maggiore Shevchuk ha poi sottolineato che il Papa emerito Benedetto XVI, incontrato ieri al termine del Sinodo, ha espresso preoccupazione per la militarizzazione dell’Ucraina Orientale, lì dove “si è verificata una concentrazione di armi mai vista”.
Tema del Sinodo è stato “La comunione e l’unità interna della Chiesa Greco Cattolica Ucraina oggi”, e l’arcivescovo maggiore ha voluto sottolineare in maniera particolare l’unità con Roma della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, la più grande delle Chiese sui iuris di rito orientale.
Una sinodalità che è una caratteristica costitutiva delle Chiese di rito orientale, e che proprio a Roma, con le riunioni dei vescovi greco-cattolici del metropolita Andriy Sheptytsky 90 anni fa proseguite poi dal Cardinale Josip Slipyi, ha trovato una sua forma. Perché a Roma i greco cattolici in diaspora trovarono casa, e a Roma si consacrò la Con-Cattedrale di Santa Sofia, consacrata cinquanta anni fa e considerata la casa degli ucraini greco-cattolici, costruita come è sul modello della Cattedrale di Santa Sofia a Kiev.
“Il Sinodo - ha detto Sua Beatitudine - per noi è un organismo che ci aiuta a vivere l’unità, che raccoglie i dispersi, ma anche la nostra Chiesa come la sua identità vive la piena e visibile unità con il successore di Pietro, perciò non soltanto abbiamo riflettuto sulla comunione ma abbiamo vissuto la comunione”.
Aggiunge l’arcivescovo maggiore: “In genere, all’inizio del Sinodo, scriviamo le lettere di comunione al Papa, perché ci sentiamo uniti nel nostro lavoro con il Papa e spesso non viene capito bene che questa non è una cortesia, è una lettera di comunione, non è una lettera morta, ordinata da un paragrafo del diritto canonico, ma è un soffio dello Spirito Santo, e abbiamo potuto vivere questa relazione in modo personale, in modo autenticamente umano ma anche la comunione che fa parte di un evento spirituale”.
Sua Beatitudine Shevchuk ha anche notato che “il sinodo costruisce l’unità della Chiesa,. “Quando vedo la discussione sulla sinodalità nella Chiesa latina – nota l’arcivescovo maggiore - si vede nell’ottica della sana decentralizzazione nella Chiesa, ma da noi la sinodalità costruisce l’unità della Chiesa a livello di parrocchia, eparchia e di tutta la Chiesa”.
Insomma, “nel mondo odierno che accentua la polarizzazione la comunione diventa molto teoretica, e unica espressione di questa comunione è la concelebrazione eucaristica e anche questa fallisce. A livello universale la Chiesa ortodossa sta in cerca di unità e l’unico modo di metterla in pratica è la conciliarità. Un concilio non locale, ma anche universale, che possa creare una certa sinnfonia tra questa Chiesa”.
Invece, prosegue Sua Beatitudine Shevchuk, “noi greco-cattolici di fronte a mondo frammentato delle Chiese ortodosse ci siamo sentiti chiamati a testimoniare l’unità della Chiesa. La comunione ci apre, mentre se una Chiesa locale si chiude in sé si smarrisce e diventa sempre più debole. Siamo testimoni dell’unità e nel modo orientale di vivere questa unità”.
Questa è la missione nei confronti dei fratelli ortodossi. Ma c’ è una missione nei confronti dei fratelli latini, e cioè che “il Sinodo non può decidere sulle cose che può decidere l’essenziale della fede nella Chiesa, il Sinodo ha un limite nelle sue competenze, anche una certa sana decentralizzazione andrebbe bene anche per i latini”.
Nella Chiese di tipo orientale, aggiunge, “il Sinodo è corpo legiferante che ha autorità di emanare le leggi, il Sinodo è tribunale supremo della Chiesa sui iuris, il Sinodo fa l’elezione dei vescovi e perciò abbiamo dovuto stare qui dieci giorni, il Sinodo è un momento di condivisione della responsabilità. È un corpo importante di autogoverno della Chiesa locale sui iuris”.
Affrontando il tema dell’autocefalia della Chiesa Ortodossa Ucraina, l’arcivescovo maggiore ha detto che “la Chiesa Greco Cattolica Ucraina sta dalla parte del Papa”; ma ha anche notato che la comunione è la soluzione di ogni crisi, e se si rompe la comunione allora non ci sono soluzioni.
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