Quello che è mancato, in questi trenta e poco più anni di indipendenza, è stato un processo di riconciliazione e di reinserimento della Chiesa Greco Cattolica nella società ucraina, dopo anni in cui è stata costretta alle catacombe.
Denuncia l’arcivescovo maggiore Shevchuk: “Non c'è stato alcun processo di riabilitazione della nostra Chiesa, non sono stati preparati atti giuridici chiari da parte dello Stato ucraino che avrebbero delegittimato lo pseudo – sinodo di Lviv del 1946, durante il quale la Chiesa Greco Cattolica Ucraina fu liquidata”.
Come successo in molti altri Stati entrati nella galassia sovietica, la scelta per le Chiese di rito orientale fedeli a Roma era forzata: o essere assorbiti dalla Chiesa ortodossa russa, che comunque ne avrebbe incamerato le chiese, oppure la clandestinità.
I rapporti con il Patriarcato di Mosca sono oggi ancora difficili, quasi nulli. Il conflitto in Donbass, l’annessione della Crimea hanno segnato un solco tra il Patriarcato di Mosca, vicino alla Russia, e non solo la Chiesa, ma anche i fedeli. Quando Costantinopoli ha concesso l’autocefalia alla Chiesa Ortodosso Ucraina, questo solco con Mosca si è ulteriormente ampliato.
“Oggi – spiega l’arcivescovo maggiore Shevchuk – la nostra Chiesa si rende conto che la metropolia di Kiev (sia la parte che ha accolto l’Unione di Brest, sia quella che non lo ha fatto) considera come Chiesa Madre l’antica Chiesa di Costantinopoli. Abbiamo molto in comune, anche considerando gli eventi discussi dagli storici”.
L’idea della Chiesa Kiev “un tempo unita e oggi divisa” – continua Beatitudine – è “un fatto amaro, ma mostra anche abbiamo radici comuni”, e per questo l’impegno è quello di “trovare un modo per costruire l’unità tra le nostre Chiese”, e per questo motivo “è fondamentale conoscere la verità, non importa quanto possa essere amara”.
“La Chiesa Greco Cattolica Ucraina – sottolinea Sua Beatitudine – non ha l’obiettivo di condannare o incolpare qualcuno. Piuttosto, vuole che la storia sia ricordata e studiata, per evitare che i crimini si ripetano”.
Per questo, l’arcivescovo maggiore guarda alle ricerche storiche, ricorda che “grazie a nuove fonti recentemente scoperte, abbiamo nuove opportunità di studiare la storia. Grazie al lavoro dei nostri scienziati, la verità, contenuta nelle fonti, diventa visibile. Questa verità può essere dolorosa. Ma è questa la verità liberatrice”.
Perché, aggiunge Beatitudine, “se non la ricordiamo e non ne parliamo oggi, questa dolorosa esperienza rischia di ripetersi. Infatti, vediamo che non tutte le macchine di repressione hanno smesso di funzionare. Sfortunatamente, molti vorrebbero ripetere azioni simili in diverse parti dell'odierna Ucraina occupata. Comprendiamo che questo tipo di prevenzione è necessario come il vaccino contro il coronavirus. Vogliamo farlo nel nome della riconciliazione con i nostri fratelli ortodossi, nel nome della guarigione delle ferite, per impedire che si ripetano atti contro la Chiesa così vergognosi fatti da parte di un qualsiasi Stato”.
Sono stati diversi gli eventi organizzati in Ucraina per favorire questo percorso della memoria. Il 4 marzo, presso il Centro dell'Università cattolica a Kiev si è tenuta una Conferenza scientifica internazionale su ‘Il concilio di Leopoli’ del 1946: circostanze storiche e valutazioni odierne”.
Il 5 marzo sono state inaugurate due mostre: la mostra intitolata “Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato” nel Museo Nazionale di Storia dell'Ucraina nella Seconda Guerra Mondiale; e la mostra tematica in Piazza Kontraktova a Kyiv, in Podol.
A proposito del Museo, Sua Beatitudine Shevchuk ha sottolineato: “Lì abbiamo l’opportunità di vedere silenziosi testimoni che raccontano la vera storia del totalitarismo in Ucraina. Il mio predecessore Josyp Slipyj lo ha giustamente definito ‘un evento fallito’. “
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Ma perché lo pseudo-sinodo di Lviv è cruciale nella storia della Chiesa Greco Cattolica Ucraina? Convocato allo scopo di liquidare la Chiesa unita a Roma, era stato organizzato dagli organi di sicurezza dello Stato sovietico, e una parte del clero era stato portato a parteciparvi con metodi persuasivi. Nessuno dei dirigenti ecclesiastici al Sinodo apparteneva alla Chiesa cattolica, sebbene il sinodo fosse stato organizzato con l’aiuto di alcuni illustri sacerdoti della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, che però canonicamente non possono convocare un Sinodo, mentre tutto l’episcopato greco cattolico era stato arrestato dall’NKVD.
Se il sinodo era chiaramente illegale, il Patriarcato di Mosca tuttora considera canoniche le sue decisioni, nonostante gli stessi organizzatori del Sinodo hanno poi fatto sapere che, senza l’aiuto della polizia segreta, i sacerdoti greco cattolici non avrebbero mai accettato l’assorbimento dell’ortodossia.
La Chiesa Greco Cattolica non si è mai sottomessa al regime stalinista che la voleva far passare all’ortodossia, e una gran parte del clero e tutto il monachesimo greco cattolico, dopo lo pseudo sinodo, passò alla vita catacombale.
Ma, ed è questo il grande tema, era già preparata a questo passo dal metropolita Andriy Sheptytsky, al tempo capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, che già nel 1939, quando i bolscevichi arrivarono in Ucraina occidentale, aveva previsto la repressione, aveva poi scritto a Roma dicendo della sua disponibilità a morire per la Chiesa, e poco prima di morire nel 1944 predisse i tempi difficili.
Quasi tutti i sacerdoti erano accusati di attività anti-sovietica, accuse che avrebbero potuto facilmente far cadere passando all’ortodossia. Ma non lo fecero. Molti non sfuggirono alla repressione, furono inviati verso il confino, nei lager, in prigione, mostrando sempre una serenità che era ammirazione per gli altri detenuti.
E nei lager venivano celebrate anche Divine liturgie, in segreto, al mattino quando le guardie dormivano, e vi assistevano cattolici e ortodossi, segno di quell’ecumenismo del sangue di cui parla Papa Francesco.