Roma , sabato, 23. gennaio, 2021 11:00 (ACI Stampa).
No, sinodalità non significa democrazia. Lo aveva spiegato il Catholicos armeno Karekin in una intervista del 2000, ripresa il 22 gennaio dall’arcivescovo Khajag Barsamian nella prima conferenza del ciclo della cattedra Tillard di quest’anno.
L’arcivescovo Barsamian è la liaison della Chiesa Apostolica Armena in Vaticano, nonché legato della stessa Chiesa in Europa occidentale. Rappresenta una delle Chiese Ortodosse Orientali più vicine a Roma, per anni considerate divise per via di una errata interpretazione dei documenti conciliari di Calcedonia. Un dialogo, quello con le Chiese Ortodosse Orientali molto promettente.
Non è dunque un caso che l’arcivescovo Barsamian sia stato chiamato inaugurare questo ciclo della Cattedra Tillard, nata nel 2003 in collaborazione tra Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e l’Istituto di Studi Ecumenici dell’Angelicum. Quest’anno, il tema è “Camminare insieme. Sinodalità e unità dei cristiani”.
Nella sua presentazione, l’arcivescovo Barsamian si è concentrato in particolare sulla storia della Chiesa Apostolica Armena. Una storia che si intreccia con quella dell’Armenia stessa, la prima nazione cristiana, e che inizia quando i cristiani erano ancora una minoranza perseguitata nel territorio.
L’arcivescovo Barsamian ha detto che “uno degli aspetti più importanti dell’amministrazione della Chiesa armena è il sistema conciliare”, che significa che “le norme amministrative sono definite e approvate da un concilio, in un processo decisionale collettivo e partecipativo”.