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CCEE, un nuovo segretario generale e una sede a Roma

Don Antonio Ammirati è il segretario generale del Consiglio delle Conferenze Episcopali di Europa. Il 21 settembre preghiera per la pace. Ecco cosa si è detto alla plenaria dei vescovi di Europa

Plenaria CCEE 2024 | Un momento della plenaria del CCEE a Belgrado | CCEE
Plenaria CCEE 2024 | Un momento della plenaria del CCEE a Belgrado | CCEE
Don Antonio Ammirati | Don Antonio Ammirati (al centro), nuovo segretario generale del CCEE. A sinistra, il presidente, l'arcivescovo Gintaras Grušas. A destra, il vicepresidente, l'arcivescovo Ladislav Nemet | CCEE
Don Antonio Ammirati | Don Antonio Ammirati (al centro), nuovo segretario generale del CCEE. A sinistra, il presidente, l'arcivescovo Gintaras Grušas. A destra, il vicepresidente, l'arcivescovo Ladislav Nemet | CCEE

Una nuova sede a Roma, inaugurata il 21 giugno alla presenza del Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano; un nuovo segretario generale, il Rev. Antonio Ammirati, che già da cinque anni e mezzo presta servizio come vicesegretario e portavoce e che ha curato il trasferimento della sede a Roma; e le sfide del futuro, tra quelle note come Sinodo e Giubileo, a quelle meno note come il rinnovo della Charta Œecumenica, fino anche alla discussione su un eventuale cambiamento degli Statuti in forma più regionale, ipotesi questa che però andrebbe forse a tradire le intenzioni iniziali dell’organismo. Fatto sta che è tempo di cambiamenti per il Consiglio delle Conferenze Episcopali di Europa, che ha terminato il 27 giugno la sua assemblea plenaria.

Tre giorni a Belgrado, accolti dall’arcivescovo Ladislav Nemet, vicepresidente del CCEE, per parlare delle sfide dell’Europa discutendo del tema “Pellegrini di Speranza. Per una Chiesa sinodale e missionaria”. Ma soprattutto per certificare il nuovo inizio del Consiglio, che dopo 53 anni in Svizzera, prima a Coira e poi per 47 anni a San Gallo, ha spostato la sua sede a Roma, per essere più vicini al Papa, diventare un hub per i vescovi europei che passano dalla città eterna e magari – perché no – stabilire rapporti di consulenza per essere più efficaci nell’affrontare le sfide europee.

Il Consiglio delle Conferenze Episcopali di Europa (CCEE) è composto dai presidenti delle conferenze episcopali europee, intese in senso geografico. Si va dunque, dal Portogallo alla Russia, per un totale di 33 presidenti cui si aggiungono sei rappresentanti di Chiese locali che non hanno una conferenza episcopale dedicata. A differenza della COMECE, il suo compito è prettamente pastorale, e la sua membership si rinnova con il rinnovo dei presidenti delle Conferenze Episcopali.

Se il momento dell’inaugurazione a Roma, alla presenza di molti ambasciatori di Europa presso la Santa Sede, ha rappresentato un momento storico, la nomina del nuovo segretario generale dell’organizzazione segna un cambiamento nel segno della continuità: lascia il Rev. Martin Michaliček, che era stato nominato nel 2018 e che ha avuto una proroga di sei mesi del suo mandato per terminare la transizione a Roma, e viene nominato al suo posto il Rev. Antonio Ammirati, che dal 2018 è vice-segretario e portavoce del CCEE.

Ammirati, classe 1974, ha lavorato dal 2002 al 2014 presso l’Ufficio Nazionale delle Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale Italiana, in particolare nella gestione del settore televisivo e come regista della trasmissione della Santa Messa domenicale su RaiUno. È stato consulente del TG1 per le dirette delle celebrazioni papali e consulente dei programmi religiosi della Rai.

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Ha lavorato nella cooperazione internazionale come coordinatore del Servizio Interventi caritativi a favore del Terzo mondo della CEI.

È consulente editoriale, autore e regista presso l’emittente cattolica TV2000 per la quale segue anche gli eventi presieduti dal Papa, in collaborazione con Vatican Media.

Ora, prende l’incarico di segretario, portando così avanti il lavoro di un quinquennio e mezzo con i vescovi europei.

Nel corso dei lavori, si è parlato della situazione dell’Europa, con gli interventi del vescovo Mariano Crociata di Latina, presidente della COMECE, dell’arcivescovo Noël Treanor, nunzio apostolico presso l’Unione Europea, e di monsignor Marco Ganci, Osservatore della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa.

Nella sua prolusione, l’arcivescovo di Vilnius Gintaras Grušas, presidente del CCEE,

non solo ricordato l’apertura della nuova sede del CCEE, ma ha anche guardato alle sfide future. Oltre al Giubileo e al Sinodo, dove le Conferenze Episcopali continentali sono chiamate ad avere un ruolo importante, si guarda anche ai lavori per la nuova Charta Œcumenica e della prossima Assemblea Ecumenica Europea.

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Molto denso l’intervento del Cardinale Francis Prevost, prefetto del Dicastero dei Vescovi. Prevost ha parlato de “La dimensione dell’Evangelizzazione e della missione della Chiesa in Europa”, prendendo le mosse dagli eventi delle ultime settimane, a partire dalle elezioni europee e dalla crisi costante mondiale, che include situazioni di conflitto in Ucraina e in Medio Oriente.

Il Cardinale Prevost ha centrato le sue riflessioni sulla persona di Gesù Cristo, che è “futuro, presente e passato” per una anima di fede, cosa che rende evidente che “l’incarnazione è una fonte inesauribile di grazia e verità”.

Per il prefetto del Dicastero dei Vescovi si deve tornare all’incarnazione, guardando al futuro alla “luce che scaturisce dalla fede in Gesù Cristo” incarnato e che brilla nel cuore di ogni persona che lo accoglie”, perché “il futuro della fede cristiana non è una mia opinione”.

Segno di questa fede incarnata è l’Eucarestia. Dunque, “se pensiamo che il futuro della fede sia condizionato da un problema di evangelizzazione per far fronte alla secolarizzazione, non stiamo dicendo qualcosa di errato. Tuttavia, non stiamo dicendo tutta la verità. Sia il problema della secolarizzazione che quello dell'ateismo o del relativismo non dovrebbero costituire la ragione ultima che informa i nostri programmi pastorali di evangelizzazione o rievangelizzazione”.

Il cardinale ha invitato a preoccuparci, più delle statistiche, di “mettere in pratica il modo di amare proprio di Gesù Cristo”, sospinti dalla carità e non da criteri di proselitismo, perché “il futuro della Chiesa non passa attraverso la quantità, ma attraverso la carità e la fraternità”.

Questa fede va portata in una Europa che non è una realtà statica, ma dinamica, definita anche dalla sfida migratoria, che non deve essere visto come “un problema sociale”, ma come “una necessità che richiede una vera risposta con spirito cristiano”, così come lo è “ascoltare il grido di coloro che soffrono”, nonché “il modo in cui stiamo affrontando “il flagello della guerra”.

Il Rev. Prof. Josef Sayer, teologo pastoralista, ha tenuto una relazione su Praedicate Evangelium. Conseguenze e implicazioni per le Conferenze Episcopali e gli Organismi Continentali. Analizzando il testo della nuova costituzione apostolica promulgata da Papa Francesco nel 2022, che regola funzioni e compiti degli organismi di Curia, il professor Sayer ha anche notato un nuovo ruolo delle Conferenze Episcopali, con le quali i dicasteri curiali sarebbero chiamati a interfacciarsi con più regolarità, recependone anche alcune iniziative.

Inoltre, il professore si è concentrato anche su alcune caratteristiche del testo del Papa, e in particolare sul primato missionario stabilito anche dall’ordine in cui vengono presentati i dicasteri nella costituzione apostolica.

Significativo è stato l’incontro dei membri del CCEE con il Patriarca della Chiesa Ortodossa

Serba, Sua Santità Porfirije.

Il 21 settembre 2024, in occasione della giornata internazionale della pace, i vescovi rinnovano

l’invito a pregare per le vittime della guerra e per invocare la pace in Ucraina, Terra Santa e

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Sudan.