Città del Vaticano , giovedì, 17. novembre, 2016 10:00 (ACI Stampa).
Baltasar Enrique Porras Cardozo è uno dei prossimi cardinali. Un outsider di Papa Francesco come ama definirsi. La sua diocesi Merida in Venezuela ha un territorio di montagna, lui si occupa della Caritas per la Conferenza Episcopale, è amico del nuovo preposito generale dei gesuiti, padre Sosa, venezuelano anche lui.
A Roma prima di ricevere la berretta ha voluto incontrare la stampa internazionale per parlare della sua gente che muore di fame. E non solo per le endemiche carenze dell’ America Latina, ma per la situazione politica attuale disastrosa. Una dittatura della “sinistra” che nega la realtà della situazione che è da crisi umanitaria. “ Una definizione che il governo non vuole sia fatta- dice Cardozo- ma è proprio così. Muoiono in Venezuela più di 200 persone al giorno, molti i bambini che non hanno nulla da mangiare, e tanto meno le medicine”.
Cardozo pensa che questo momento sia particolare per il Venezuela e non solo per la sua nomina, ma perché mai ci sono state in Vaticano tante persone che hanno avuto una relazione stretta con la nazione: “ il cardinale Parolin, e poi Bertello, Stella e Calcaglo”.
Questo è un concistoro particolare, dice “ nel segno del giubileo della Misericordia. E la maggior parte siamo outsider. Il Papa ci ha mandato una lettera ricordando di non inorgoglirci, non diventare mondani, e di rimanere impegnato per i poveri”.
In Venezuela la situazione è gravissima per la gente, la perdita totale del ruolo delle istituzioni rende tutto relativo e discrezionale e così l’unico riferimento è la Chiesa. “Per questo nella conferenza episcopale cerchiamo si essere sempre molto uniti. Fin dai tempi del Concilio e poi con la Conferenza di Medellin e via dicendo, la voce della gerarchia è stata una voce se vogliamo abbastanza critica- dice il neo cardinale- per segnalare i problemi del paese. Siamo quelli che raccolgono i sentimenti della gente”.