Toronto , venerdì, 1. aprile, 2016 9:00 (ACI Stampa).
Da una parte, la chiusura dell’Ufficio per la Libertà Religiosa. Dall’altra, una legge sull’eutanasia, che va anche a toccare il diritto all’obiezione di coscienza dei medici cattolici. Tra battaglie esterne e battaglie interne, la Chiesa in Canada vive non solo gli sviluppi della revolution tranquille, quella progressiva secolarizzazione che ha “mangiato” un Paese prima di forte radici cattolici. Vive anche un’era diplomatica in cui il governo declassa il tema della libertà religiosa a una questione politica, dando l'impressione di lasciare da parte l'impegno internazionale.
Perché l'Ufficio per la Libertà Religiosa non si occupava della Libertà Religiosa all'interno del Canada. Era piuttosto una piattaforma destinata ad affrontare il tema a livello internazionale, e riguardava tutte le fedi. Il fatto che l'ambasciatore incaricato di reggere l'ufficio, Andrew Bennet, è un cattolico (della Chiesa ucraina), l'Ufficio aiutava persone di tutte le religioni, ed era supportato da molti gruppi cristiani e specialmente non cristiani in Canada. Nel Paese nordamericano, tra l'altro, ci sono molti rifugiati dalla persecuzione religiosa. Ma questo non conta più nel momento in cui Justin Trudeau, il nuovo premier, porta avanti una visione preminentemente secolarista. Le sue cause non sono quelle della libertà religiosa, ma piuttosto quelle della libertà di scelta in tema di aborto e di eutanasia. Tanto più che non ha mai accettato candidati nelle sue liste che non fossero apertamente pro-choice. I due temi (la libertà religiosa fuori dal Canada e la libertà religiosa in Canada) sono insomma in qualche modo collegati.
La chiusura dell’Ufficio per la Libertà Religiosa è stata accolta con disappunto dai vescovi, una dichiarazione molto forte è stata diffusa dalla conferenza episcopale canadese. Con ACI Stampa, il Cardinal Thomas Christopher Collins, arcivescovo di Toronto, ha voluto sottolineare il suo rammarico. “E’ un dato di fatto – dice il cardinale – che la persecuzione religiosa nel mondo è ormai debordante. Per questo, non è il momento di chiudere un ufficio designato ad affrontare il tema”.
Spiega ancora il Cardinal Collins che “l’ufficio si occupava della libertà religiosa per persone di tutte le fedi, ma ovviamente io sono particolarmente preoccupato dell’ovvia crescita della persecuzione dei cristiani, e degli sforzi di eliminare il cristianesimo in vari posti”.
Insomma, “potrebbe essere che questo approccio secolarista” abbia “impedito al governo di comprendere pienamente le minacce alla libertà religiosa nel mondo”.