Città del Vaticano , lunedì, 5. agosto, 2019 9:10 (ACI Stampa).
Joseph Ratzinger ha sempre seguito da vicino il lavoro di monsignor Melina nella cattedra di Teologia morale fondamentale. In una lettera del 30 giugno 1998, l'allora cardinale Ratzinger era lieto che la "Area di ricerca sulla teologia morale fondamentale" fosse costituita accanto a questa Cattedra.
Ratzinger ha valutato molto positivamente il programma dell'Area, "che contiene alcune tesi e questioni concernenti l’impostazione fondamentale della Teologia Morale ed intende promuovere una riflessione seria circa le linee di rinnovamento di questa disciplina nella luce dell’Enciclica Veritatis Splendor”. E conclude augurando che “l’iniziativa, tanto importante ed opportuna, trovi un’ampia eco tra i moralisti e possa contribuire a far conoscere ed approfondire scientificamente l’insegnamento della suddetta enciclica”.
Più tardi, nel gennaio 2003, Ratzinger scrive a mons. Fisichella, allora presidente dell'Istituto Giovanni Paolo II, e accetta di partecipare a un congresso per il decimo anniversario della Veritatis Splendor, organizzato dalla stessa Area di ricerca in teologia morale fondamentale. Lì dice: “Colgo l’occasione per esprimerLe il mio compiacimento e la mia gratitudine per il lavoro che ormai da qualche anno sta svolgendo l’Area di ricerca in teologia morale fondamentale, che opera presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia. Ho avuto modo di seguire le pubblicazioni già realizzate dal Direttore, il Prof. Livio Melina. Anche a Lui ho comunicato l’importanza che un tale lavoro riveste, come accompagnamento e sviluppo delle linee del Magistero in un ambito così decisivo per la vita della Chiesa”.
In quella occasione, il cardinale Ratzinger tenne una conferenza, che venne poi pubblicata, spiegando il rinnovamento della teologia morale dopo il Concilio Vaticano II. Secondo Ratzinger, l'Enciclica è scritta per sviluppare il pieno potenziale della visione morale del Vaticano II, in particolare Gaudium et Spes.
Veritatis Splendor contiene una morale "non concepita come una serie di precetti", ma come "il risultato di un incontro che sa anche come creare le azioni corrispondenti". Il Cardinale concludeva riferendosi all'esperienza del martirio, seguendo la morte per amore del Crocefisso, dove si vede che “l'affermazione di comandamenti assoluti, che prescrivono ciò che è intrinsece malum (intrinsecamente cattivo), non significa sottomettersi alla schiavitù di nessuna proibizione, ma aprirsi al grande valore della vita che è illuminata al vero bene, questo è per l'amore di Dio stesso ".