Advertisement

Assemblea sinodale CEI, spaccatura sul testo finale. Rinviata da maggio a novembre l'Assemblea Generale

Il Cardinale Zuppi: "considerate le difficoltà emerse nell’assemblea è stato necessario avere un tempo sufficiente di sedimentazione del testo"

Il Cardinale Zuppi e l'Arcivescovo Castellucci |  | MM ACI Stampa Il Cardinale Zuppi e l'Arcivescovo Castellucci | | MM ACI Stampa

L’Assemblea Sinodale delle Chiese in Italia, si è riunita a Roma dal 31 marzo al 3 aprile: “in queste giornate assembleari sono emerse sottolineature, esperienze, criticità e risorse che segnano la vita e la vitalità delle Chiese in Italia, con uno sguardo partecipe e responsabile. Cogliendo la ricchezza della condivisione, questa Assemblea stabilisce che il testo delle Proposizioni, dal titolo “Perché la gioia sia piena”, venga affidato alla Presidenza del Comitato Nazionale del Cammino sinodale perché, con il supporto del Comitato e dei facilitatori dei gruppi di studio, provveda alla redazione finale accogliendo emendamenti, priorità e contributi emersi. Al tempo stesso, l’Assemblea fissa un nuovo appuntamento per la votazione del Documento contenente le Proposizioni per sabato 25 ottobre, in occasione del Giubileo delle équipe sinodali e degli Organismi di partecipazione. Farà seguito la fase di ricezione”. E’ quanto è stato stabilito al termine della Seconda Assemblea Sinodale delle Chiese in Italia.

Parlare di naufragio forse è troppo, ma sicuramente il cammino sinodale accusa una netta battuta d’arresto, tanto da dover rinviare la prossima Assemblea Generale – l’80/ma – da maggio come previsto al novembre prossimo.

È una decisione di carattere eccezionale. Negli ultimi 20 anni l’Assemblea generale è stata rinviata tre volte: la prima nel maggio 2005, per la morte di Giovanni Paolo II, e le altre volte durante il Covid. Il rinvio, deciso dal consiglio episcopale permanente riunitosi ieri sera in via straordinaria, permetterà ai vescovi di ribadire le priorità del documento votato e di iniziare la fase di ricezione del Cammino sinodale, nei mesi di ottobre e novembre”, ha spiegato il direttore dell’Ufficio nazionale della Cei per le comunicazioni  sociali, Vincenzo Corrado.

La decisione di rinviare l’Assemblea generale di maggio – ha precisato poi il Cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale – non è collegata alla convalescenza del Papa, che di norma interviene nella sessione di apertura della Assemblea generale dei vescovi italiani.

“I gruppi – ha aggiunto il Cardinale Zuppi incontrando i giornalisti - hanno lavorato intensamente, considerate le difficoltà emerse nell’assemblea è stato necessario avere un tempo sufficiente di sedimentazione del testo, per poi poter arrivare a decisioni. E’ quindi parso opportuno avere un tempo congruo di maturazione. Prima bisognerà approvare il testo dell’assemblea sinodale, poi l’assemblea generale potrà esaminarlo ma bisogna essere consapevoli che non esiste un testo perfetto. A differenza dei tedeschi non abbiamo voluto fare un sinodo, noi abbiamo fatto un cammino sinodale con un coinvolgimento grande e diffuso, e non solo interno, con la necessità di camminare insieme a tanti compagni di strada. Le regole sono venute strada facendo. La novità è che il cammino ci cambia, la novità è che ci accorgiamo quanto è decisiva la sinodalità. E’ importate la visione del Papa di una chiesa che deve imparare a camminare insieme. Avremmo preferito rispettare il calendario, ma non basta fissare il calendario. Una certa delusione c’è, ma non verso l’assemblea, non abbiamo perso la gioia, nè la consapevolezza, c’è stata grande libertà e grande senso ecclesiale. Siamo una chiesa viva”.

Advertisement

“Già dal primo giorno – ha ribadito Monsignor Erio Castellucci, Arcivescovo di Modena e presidente del Comitato nazionale del Cammino sinodale - abbiamo registrato circa il 95% di critiche alle proposizioni, si percepiva un clima che tendeva a non accettare il testo nemmeno sulla sua struttura. I gruppi di lavoro hanno lavorato a migliorare le proposizioni, sono arrivati tantissimi emendamenti. Il clima anche tra i vescovi era vivace, nel senso bello del termine. Più che delusione questa è una lezione, si cerca di imparare, ma percepisco anche la gioia di aver visto una assemblea che vuole qualcosa di più audace dal punto di vista evangelico”.

“I momenti di tensione – aveva detto Monsignor Castellucci chiudendo i lavori nell’Aula Paolo VI - fanno dunque parte da sempre dei percorsi sinodali e sono esperienze spirituali, se vissuti - come è successo in questa Assemblea - in modo costruttivo”.

Il Presidente del  Comitato nazionale del Cammino sinodale ha poi individuato due carenze, o due peccati come li ha definiti in conferenza stampa: “la tempistica e la comunicazione. Abbiamo dato per scontato che tutti conoscessero il genere letterario delle Proposizioni e lo condividessero. Dovevamo certamente spiegare meglio che le Proposizioni andavano lette alla luce dei testi precedenti, soprattutto i Lineamenti e lo Strumento di Lavoro, e abbiamo supposto, sbagliando, che fosse chiaro che le Proposizioni erano pensate come testo di passaggio, quasi un indice ragionato, che doveva aprire la strada ad alcune decisioni concrete e poi soprattutto al recupero della ricchezza del quadriennio. Dovevamo valutare meglio che questo genere letterario, da alcuni ritenuto sorpassato, in un percorso così ricco come quello del quadriennio, può risultare arido e povero, senza riuscire a mostrare una reale continuità rispetto ai documenti precedenti”.

Tra le questioni ritenute prioritarie su cui si è registrato il maggior dissenso dei partecipanti – che ha portato al rinvio del voto del testo finale – le proposizioni riguardanti l'accompagnamento delle persone in situazioni affettive particolari e la responsabilità ecclesiale e pastorale delle donne

Gli oltre mille partecipanti, infine, hanno inviato un messaggio a Papa Francesco. “Abbiamo vissuto – scrivono - giorni di discussione aperta e di studio approfondito delle Proposizioni, elaborate nel corso degli ultimi mesi: si tratta del risultato del lavoro delle diocesi italiane, che si sono messe in gioco per rinnovarsi. Oggi possiamo dire che già questo processo è stato una palestra di sinodalità, che ci ha insegnato uno stile da mantenere anche in futuro. Abbiamo assunto decisioni importanti, che sono emerse dall’ascolto obbediente dello Spirito e dal dialogo franco tra di noi. La Chiesa non è un parlamento, ma una comunità di fratelli riuniti nell’unica fede nel Signore, crocifisso e risorto: ciascuno ha portato e ha proposto quindi il suo bagaglio di fede, speranza e carità”.