Taipei , giovedì, 12. ottobre, 2017 12:30 (ACI Stampa).
C’è anche il Myanmar al centro delle preoccupazione del Congresso Internazionale sulla pesca promosso dall’Apostolato del Mare. E non c’è da meravigliarsi. Il caso dei Rohingya nasce, in fondo, come un caso di pescatori rifiutati da ogni nazione, e lasciati praticamente in balia delle onde e senza patria.
Una conferenza caratterizzata dal grido di allarme dell’arcivescovo Marcelo Sanchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali: “La schiavitù non è ancora finita”.
L’arcivescovo Sorondo non era il solo “alto officiale” vaticano. C’era il Cardinale Charles Bo, arcivescovo di Rangon, e il Cardinale Peter Turkson, prefetto del Dicastero per il Servizio allo Sviluppo Umano Integrale, in cui è incluso l’apostolato del mare.
Il congresso si è focalizzato specificamente sul problema della pesca. Da sempre, la Santa Sede ha avuto grande sollecitudine per i pescatori e le loro situazioni. Lo sfruttamento che vivono i pescatori rasenta la schiavitù, come ha spiegato padre Bruno Ciceri, lo scalabriniano che dirige la sezione dell’Apostolato del Mare, presentando il Congresso.