Città del Vaticano , lunedì, 4. settembre, 2023 18:00 (ACI Stampa).
Sono 55 i vescovi che partecipano a Roma al “Il Sinodo della speranza”, il Sinodo dei Vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina. Ieri la celebrazione eucaristica, la Divina Liturgia nella Basilica di Santa Sofia insieme ai Vescovi ucraini provenienti da tutto il mondo. 45 vescovi su 55 provenienti arrivano dall'Ucraina, dall'Europa centrale e occidentale, dal Nord e Sud America e dall’Australia.
Nella omelia l’Arcivescovo Maggiore Svjatoslav Ševčuk ha espresso con tristezza il fatto che molte persone nel mondo oggi potrebbero vivere una vita più felice e pacifica se l'Ucraina, il suo popolo, il suo Stato e la nostra Chiesa non esistessero.
"Partecipiamo alla celebrazione del Regno di Dio, e oggi l'Ucraina, la nostra Chiesa e tutti coloro che difendono la verità, il diritto alla vita e all'esistenza, possono riporre la loro speranza solo in Dio", ha affermato il Capo della Chiesa greco-cattolica ucraina. “In questa Chiesa di Santa Sofia, oggi ci rivolgiamo a Dio con questa preghiera: "Dio, donaci la Tua divina saggezza!… Nostro illustre Patriarca Josyf Slipyj, il fondatore di questo santuario, sii con noi e concedi alla Tua Chiesa oggi la forza del Tuo Spirito e delle Tue parole, affinché non possiamo temere di essere un popolo non solo chiamato, ma anche scelto. Un popolo che Dio ha scelto per una missione speciale nel mondo moderno".
Un segno di speranza è la celebrazione a Roma del Sinodo i Vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina hanno l'opportunità di alzarsi su un piedistallo speciale per far udire la loro voce in modo potente "Urbi et Orbi", rivolta alla città di Roma, al Santo Padre e all'intero mondo.
Infine i vescovi ucraini potranno incontrare personalmente il Santo Padre e ricevere da lui un gesto di speranza. "Sappiamo che il Santo Padre è un grande maestro dell'ascolto e dei gesti. Egli desidera ascoltare il Sinodo dei vescovi ucraini. Ci ha invitati espressamente ad un incontro un'ora prima per dare la possibilità non solo al Capo della nostra Chiesa, ma anche a ciascun vescovo della nostra Chiesa di parlare a nome del suo gregge. E, in quanto maestro dell’ascolto, Egli è pronto ad ascoltarci. E come maestro dei gesti, che a volte possono essere più eloquenti delle parole scritte o lette, credo che ci donerà un gesto di speranza".