Il terremoto del 1706 che sconvolse la regione danneggiò pesantemente la chiesa e la ricostruzione diede un nuovo aspetto all’edificio che assunse un aspetto barocco anche nelle decorazioni e venne realizzato un ostensorio in smalto e oro per le Sante Reliquie.
Recentemente la chiesa è stata restaurata e fatta oggetto di indagini archeologiche approfondite ed è stata recuperata anche la parte benedettina presistente e tra gli altri affreschi è stato trovato una magnifica crocefissione che ricorda il miracolo accaduto, come in altri casi, per confermare un dubbioso della vera transustanziazione del pane e del vino nel Corpo e Sangue di Cristo.
La Chiesa del Miracolo, quella cioè del 700 dei monaci basiliani, è stata ritrovata con gli scavi archeologici.
La storia del Miracolo è suggestiva. All’epoca l’Imperatore Leone III, l’Isaurico, iniziò una feroce persecuzione contr il culto delle immagini sacre, alcuni monaci basiliani si rifugiarono in Occidente e anche a Lanciano.
La tradizione dice che un giorno un monaco mentre celebrava la Santa Messa fu assalito dal dubbio circa la presenza reale di Gesù nella Santa Eucaristia. Pronunziate le parole della consacrazione sul pane e sul vino, all’improvviso, dinanzi ai suoi occhi vide il pane trasformarsi in Carne, il vino in Sangue.
Un documento del 1631 entra nel dettaglio e descrive il monaco come “non ben fermo nella fede, letterato nelle scienze del mondo, ma ignorante in quelle di Dio; andava di giorno in giorno dubitando, se nell’ostia consacrata vi fosse il vero Corpo di Cristo e così nel vino vi fosse il vero Sangue”. Non è facile datare il miracolo. La voce della testimonianza storica tardiva e la testimonianza della tradizione orale sono le vere fonti. Ma nel tempo le tracce del Miracolo sono molte.
La prima Ricognizione del Miracolo avvenne nel 1574 e l’Arcivescovo Gaspare Rodriguez, constatò che il peso totale dei cinque grumi di sangue equivaleva al peso di ciascuno di essi. Altre ricognizioni avvennero nel 1637, 1770, 1866, 1970.
Le Reliquie del Miracolo furono custodite nella chiesetta originaria sino al 1258, passando successivamente dalle mani dei basiliani in quelle dei benedettini (c. 1074) e, dopo la parentesi arcipretale (1229-1252), nelle mani dei francescani.
Al tempo delle incursioni dei turchi negli Abruzzi, un frate minore, chiamato Giovanni Antonio di Mastro Renzo, volle salvarle e, il 1 agosto 1566, partì portandole con sé. Ma dopo aver camminato tutta la notte, si trovò il mattino dopo, ancora alle porte di Lanciano. Capì allora che lui e i suoi compagni dovevano rimanervi per conservare le reliquie. Nel 1920, le reliquie furono poste dietro il nuovo altare maggiore. Dal 1923, la “carne” è esposta nella raggiera di un ostensorio, mentre i grumi di sangue disseccato, sono contenuti in un specie di calice di cristallo ai piedi di questo ostensorio.
Si dovette arrivare al 1970, per sottoporre a un esame scientifico queste “reliquie” che risalivano a quasi 12 secoli. Il compito fu affidato al dott. Edoardo Linoli, capo del servizio all’ospedale d’Arezzo e professore di anatomia, di istologia, di chimica e di microscopia clinica, coadiuvato del prof. Ruggero Bertelli dell’Università di Siena. Il 4 marzo 1971, il professore presentò un resoconto dettagliato dei vari studi fatti: La “carne miracolosa” è veramente carne costituita dal tessuto muscolare striato del miocardio; il “sangue miracoloso” è vero sangue; lo studio immunologico manifesta che la carne e il sangue sono certamente di natura umana. Per Linoli è chiaro che non si tratta di un falso.
Lanciano è meta di pellegrinaggio, e il Santuario è molto amato in Abruzzo e non solo. Gli abruzzesi sono stati migranti nel mondo e hanno portato la loro fede eucaristica ovunque.
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