Città del Vaticano , domenica, 11. novembre, 2018 12:14 (ACI Stampa).
Si commemora il centenario dalla fine della Grande Guerra, e tutte le campane del mondo suoneranno alle 13.30 ora di Roma. Anche quella della Basilica di San Pietro, dice Papa Francesco al termine di un Angelus dedicato al passo del Vangelo che ci mostra un vedova dare tutto quello che ha per i poveri, e non il superfluo. E, ricordando la fine della Prima Guerra Mondiale, Papa Francesco esorta: “Investiamo sulla pace, non sulla guerra!”
Giornata di sole, cielo limpido in piazza San Pietro, e in una Roma che si gode i giorni dell’estate di San Martino. Come di consueto, Papa Francesco si concentra sul Vangelo di oggi che – racconta il Papa - mette in contrapposizione scriba e vedova, rappresentazioni delle persone importanti, ricche e influenti l’uno e i degli ultimi, i poveri e i deboli, l’altra.
Spiega Papa Francesco che Gesù non dà un giudizio generale negativo contro tutti gli scribi, ma solo contro quanti “ostentano la loro posizione sociale”, e “amano essere riveriti e occupare i primi posti”, usando la religione per ostentare la loro posizione sociale, perché – denuncia Gesù – “pregano a lungo per farsi vedere” e si servono di Dio per accreditarsi come difensori della sua legge”, con un atteggiamento di “superiorità e vanità che li porta al disprezzo per coloro che contano poco o che si trovano in una posizione economica svantaggiosa, come le vedove”.
Gesù – dice Papa Francesco – “smaschera questo meccanismo perverso”, denunciando “l’oppressione dei deboli fatta strumentalmente sulla base di motivazioni religiose”, sottolineando che Dio sta dalla parte degli ultimi e fornendo l’esempio vivente di una vedova, “la cui posizione sociale era irrilevante perché priva di un marito che potesse difendere i suoi diritti”, che va a deporre nel tesoro del tempio “due monetine, tutto quello che le restava”, facendo la sua offerta “cercando di passare inosservata, quasi vergognandosi”.
“È proprio in questa umiltà – sottolinea Papa Francesco – che lei compie un atto carico di grande significato religioso e spirituale”, che “non sfugge allo sguardo attento di Gesù”, che vi vede “brillare il dono totale di sé a cui vuole educare i suoi discepoli”.