Città del Vaticano , martedì, 6. novembre, 2018 14:00 (ACI Stampa).
“Un modo di dare voce ad un paese e al suo glorioso passato l’odierna Eritrea che nell’oggi va piuttosto sui giornali per l’interminabile esodo dei suoi giovani figli e figlie, molti dei quali trovano la morte lungo la strada del deserto o nel mar Mediterraneo”.
Così il cardinale Leonardo Sandri ha commentato la mostra che il Pontificio Istituto di Archeologia cristiana ha inaugurato all’inizio dell’ Anno Accademico il 5 novembre
La mostra riguarda la città di Adulis, oggi in una zona non abitata dell’Eritrea, dove il Piac collabora ad un grande progetto di scavo in collaborazione con altre istituzioni universitarie internazionali.
In apertura dell’ anno accademico il cardinale Prefetto della Congregazione delle Chiese orientali ha celebrato la messa a Santa Prassede. All'inaugurazione della Mostra hanno partecipato il cardinale Francesco Coccopalmerio e l'Ambasciatore dell'Eritrea presso il Quirinale.
Nella omelia il Prefetto ha detto che “nessuno deve aver paura della cultura, nessuno deve temere la riscoperta dei tesori della propria storia. Adulis ci testimonia una città aperta sul mare, resa ricca e splendente dalla circolazione dei beni e delle persone, nella sua vocazione ad essere porto che si affaccia sull’Oriente ma è collegato anche con le vie carovaniere che provengono dal Mediterraneo. L’identità di questa città è una profezia sul presente, perché quelle terre tornino a poter risplendere di luce, e cessi l’accaparrarsi delle risorse, delle basi militari sul mar Rosso da parte di varie potenze regionali ed internazionali, o che almeno questo avvenga favorendo la crescita del popolo e non perpetuando la sua difficoltà.