Roma , sabato, 3. novembre, 2018 10:00 (ACI Stampa).
In tutte le diocesi italiane negli ultimi giorni celebrazioni in occasione della festività di Tutti i Santi e della commemorazione dei defunti. Momenti intensi che hanno visto le comunità diocesane e parrocchiali impegnato con i fedeli nel ricordo di chi ci ha preceduto nella fede.
E a pochi giorni dalla conclusione del Sinodo dei Vescovi sui giovani che si è svolto in Vaticano e concluso domenica scorsa con una celebrazione eucaristica presieduta da Papa Francesco nella Basilica di San Pietro una lettera, rivolta ai giovani, da parte del vescovo di Teramo-Alatri, mons. Lorenzo Leuzzi. Nella missiva il presule ricorda il Sinodo ma anche l’inizio del pellegrinaggio della Croce nelle parrocchie della diocesi che si concluderà nel maggio 2020 in occasione del centenario della canonizzazione di San Gabriele dell’Addolorata, patrono dei giovani. La Croce – scrive mons. Leuzzi - “non è il segno della consolazione, ma della scoperta della mia grandezza. La Croce viene incontro a te, nella tua Parrocchia, per dirti che sei grande! E sei grande non perché sei giovane, come tanti t’illudono, ma perché sei conosciuto da Colui che è salito sulla Croce. Essere conosciuti dal Crocifisso non è una semplice condivisione della tua sofferenza, ma il fondamento della tua grandezza. Sei grande perché sei conosciuto da Lui, dal Crocifisso!”. Da qui l’invito a non fidarsi di chi promette “successo e notorietà”: “sarai famoso solo se scoprirai di essere conosciuto dal Crocifisso, perché sulla Croce Gesù ti ha amato in modo incondizionato: ti ama perché ti ama. Nessun amore è simile a quello che si è manifestato sulla Croce. A ciascuno di noi la scelta: vuoi essere amato per qualcosa o per quello che sei? Tutti siamo portati a scegliere la prima proposta, perché noi pensiamo che non possa esistere un amore senza ricevere un contraccambio”.
E ai giovani scrive anche l’Ordinario Militare per l’Italia mons. Santo Marcianò. Nella lettera, dal titolo “È bello essere giovane” il presule traccia gli orientamenti pastorali per la Chiesa castrense partendo da una domanda rivolta ai sacerdoti impegnati con i militari: “Cosa possiamo fare per i nostri giovani militari?”. E la risposta “essere preti felici, per illuminarli di una speranza che non viene dal mondo”. Tra i temi la “pastorale dell’ascolto” da attuare con la “testimonianza evangelica e vocazionale”. Un ascolto-accoglienza che “continui pure al di fuori dell’orario di servizio”.
Conclusione di Sinodo a Milano. Si tratta del Sinodo Minore “Chiesa dalle Genti”. Questa mattina i membri dei Consigli presbiterale e pastorale diocesani si riuniranno in assemblea sotto la presidenza dell’arcivescovo di Milano mons. Mario Delpini per emendare la bozza del documento finale. Al termine il testo sarà votato e consegnato all’arcivescovo. Il documento che sarà approvato oggi non rappresenta il testo finale del Sinodo minore “dalle genti”. Bisognerà attendere la revisione la promulgazione definitiva dell’arcivescovo ambrosiano. Per l’intera diocesi rappresenterà piuttosto una sorta di road map sul quale cominciare a lavorare nel corso di questo anno pastorale. Si tratta di un testo suddiviso in cinque capitoli, che intende fare il punto sulle intuizioni e le prospettive messe in luce dalla partecipata fase di ascolto e di discernimento iniziata il 27 novembre dello scorso anno. L’arcivescovo, già nel documento di indizione del “Sinodo dalle genti” aveva chiesto “il coraggio di alzare lo sguardo oltre le nostre emozioni e ansie, di fronte a un presente e a un futuro che si colorano di tratti inediti non soltanto su temi come l’economia e l’immigrazione, ma anche sulla trasmissione della fede cristiana alle nuove generazioni. Questa lunga fase di ascolto – spiega mons. Luca Bressan, Vicario Episcopale e Presidente della Commissione sinodale - condotta in questi mesi ci ha permesso di scoprire che la sfida non è così impari come potrebbe apparire a uno sguardo affrettato. Disponiamo già di energie e di esperienze capaci di indirizzarci in questa direzione: per esempio la presenza di comunità cattoliche straniere e di individui che si affacciano con minor timore sulla scena della nostra vita pastorale, l’esperienza dei fidei donum (non solo preti, ma anche famiglie) che trasformano il nostro quotidiano proprio grazie alla presenza di fratelli e sorelle provenienti da altre culture e nazioni… “.
Nela diocesi di Padova l’inizio della visita pastorale del vescovo, mons. Claudio Cipolla, ieri 2 novembre. Una visita, spiega la diocesi patavina, all’insegna della vita ordinaria e quotidiana di ogni parrocchia, che il vescovo “desidera vivere nella serenità degli incontri con le comunità, i parroci, i fedeli, dedicando due settimane intere al mese e tutti i fine settimana”. Nel primo (dei tre anni previsti) il vescovo visiterà 128 delle 459 parrocchie della diocesi. Il primo appuntamento, da ieri fino all’11 novembre, coinvolgerà le sette parrocchie di Valdobbiadene. “Vengo per fermarmi e per stare in mezzo a voi con i sentimenti di un figlio, di un fratello e di un padre”, ha scritto il presule: “vorrei, pertanto, dare alla mia prima Visita la tonalità della ferialità e della quotidianità, che include anche la gioia e la festa del vederci, in un’occasione certamente speciale e unica. Continueremo quel dialogo avviato all’inizio del mio ministero con le parole “come state?”, rendendolo più profondo e concreto”. Durante la visita pastorale il vescovo condividerà la vita quotidiana di ogni parrocchia – i momenti di preghiera e le celebrazioni dell’eucaristia, le realtà e le programmazioni normali, le esperienze quotidiane delle comunità, i giovani – e si concentrerà sulla vita delle comunità cristiane e sulle loro scelte di fondo, ma ci sarà spazio anche per incontri personali e spontanei.