Città del Vaticano , lunedì, 29. ottobre, 2018 12:42 (ACI Stampa).
Il no all’evangelizzazione “triste”, il sì ad una evangelizzazione fatta con gioia sulla scorta dell’Evangelii Nuntiandi di San Paolo II, e l’invito a fare evangelizzazione in cammino: questo quello che Papa Francesco ha raccomandato ai giovani della diocesi di Viviers, per un mese in missione a La Rioja.
Quella di La Rioja, in Argentina, è una diocesi di martiri durante la dittatura, e uno di questi fu padre Longueville, che era sacerdote “fidei donum” della diocesi di Viviers, in Francia. E lì è stato per un mese un gruppo di giovani di Viviers, per andare alla scoperta dei missionari. Papa Francesco, accogliendoli, ha risposto alle loro domande, sottolineando che “il migliore impegno della parola di Dio sono i poveri”.
Perché a La Rioja non c’è solo padre Langueville. Era vescovo di La Rioja Enrique Angelelli, ucciso il 4 agosto 1976 in quello che ormai è stato chiarito non essere un incidente stradale e di cui è stato dichiarato il martirio l’8 giugno scorso, che – ha rivelato Papa Francesco – ha predicato agli esercizi spirituali dei Gesuiti del 13 giugno 1973, che lo elessero provonciale in Argentina. E venivano da lì Carlos de Dios Murias, frate minore conventuale, che con padre Gabriel Longueville fu destinato a El Chamical per fondare una comunità francescana per aiutare i contadini nella lotta ai latifondisti, e insieme a padre Langueville fu rapito il 18 luglio 1976 dalla Polizia Federale, torturati e uccisi tramite fucilazione. E il 25 luglio fu il turno di Wenceslao Perdenera, laico, anche lui impegnato nell’evangelizzazione dei contadini. Anche di loro è stato riconosciuto il martirio.
I giovani della diocesi Viviers sono stati invitati dal vescovo Marcelo Colombo di La Rioja.
Dopo aver visto un video che racconta l’esperienza dei giovani a La Rioja, Papa Francesco mette da parte il testo scritto, e ascolta domande e risposte dei ragazzi, ripercorrendo la loro opera di evangelizzazione.