Città del Guatemala , sabato, 27. ottobre, 2018 18:30 (ACI Stampa).
Uno sacerdote, arrivato nella comunità, l’altro catechista prodotto della comunità. Uno missionario, l’altro primo beato nativo del Guatemala. Entrambi assassinati, in odio alla fede, in odio all’opera di promozione umana che portavano santi. Eppure – sottolinea il Cardinale Angelo Becciu, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, nell’omelia della Messa di Beatificazione – il sangue di Padre Tullio Maruzzo e Luis Obdulio è, come dice la profezia di Tertulliano, seme di nuova vita.
E infatti, aggiunge il Cardinale, “già poco tempo dopo la morte del Padre Tullio e di Luis Obdulio i fedeli di Quiriguá, di Los Amates, di Morales, ne scorgevano i frutti: il risveglio cristiano della comunità, la perseveranza nelle prove, l’unità e la migliore organizzazione dei gruppi parrocchiali; nuove vocazioni sacerdotali e religiose”.
In un Guatemala che è di nuovo in crisi, dopo che era stato attraversato per 36 anni da una guerra civile lunga e sanguinosa e ne era uscito venendo persino considerato un esempio per l’America Centrale, il Cardinale Becciu beatifica due martiri del periodo forse più sanguinoso della storia del Paese, assassinati per l’odio alla fede che portava padre Tullio ad occuparsi di poveri ed emarginati.
Ma chi sono i due nuovi beati?
Padre Tullio Maruzzo, frate minore, era partito come missionario in Guatemala nel 1960, arrivando fino ai villaggi più sperduti, curando in particolare la formazione dei catechisti patorali, chiamati delegados de Palabra. Luis Obdulio Arroyo Narroerea era nato nel 1950, meccanico, poi autista al municipio di Los Amates, aderì al terzo ordine francescano a 26 anni, divenne catechista, partecipò al movimento Cursillos de Cristianidad introdotti da Padre Tullio.