Quito , mercoledì, 8. luglio, 2015 0:20 (ACI Stampa).
“Vedo nuvoloni all’orizzonte spero non venga una tormenta!”. Scherza Papa Francesco aprendo il suo intervento davanti ai rappresentanti del mondo della scuola e dell’università radunati presso la Pontificia Università Cattolica dell’Ecuador, a Quito.
Gesù insegna alla folla, ai suoi discepoli e lo fa con parole semplici, usando parole. Ma – spiega il Papa – lo fa “adeguandosi alla loro capacità di comprensione. Il Signore è sempre stato plastico nel modo di insegnare. In modo che tutti potessero capire. Gesù non cercava di sdottorare. Al contrario, vuole arrivare al cuore dell’uomo, al suo ingegno, alla sua vita, affinché questa dia frutto”.
Dio Creatore – osserva il Pontefice – ci invita a “coltivare e custodire”. Invita l’uomo a “far parte della sua opera creatrice e gli dice: coltiva! Ti affido le sementi, la terra, l’acqua, il sole, ti do le tue mani e quelle dei tuoi fratelli. Ecco, è anche tuo. E’ un regalo, un dono, un’offerta. Non è qualcosa di acquistato, di comprato. Ci precede e ci succederà. E’ un dono dato da Dio affinché con Lui possiamo farlo nostro. Dio non vuole un creato per sé, per guardare sé stesso. Tutto al contrario. Il creato è un dono che dev’essere condiviso”.
Oltre a coltivare però dobbiamo custodire. “Non coltiva chi non ha cura e non ha cura chi non coltiva. Non solo siamo invitati ad essere parte dell’opera creatrice coltivandola, facendola crescere, sviluppandola, ma siamo anche invitati ad averne cura, a proteggerla, custodirla. Oggi questo invito si impone a noi con forza. Non come una semplice raccomandazione, ma come un’esigenza che nasce – dice il Papa citando l’enciclica Laudato sì – per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla…per questo, fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra”.
Tra la vita dell’uomo e quella del creato c’è una relazione che “custodisce una possibilità, tanto di apertura, di trasformazione, di vita, quanto di distruzione e di morte. Non possiamo continuare a girare le spalle alla nostra realtà, ai nostri fratelli, alla nostra madre terra. Non ci è consentito ignorare quello che sta succedendo attorno a noi come se determinate situazioni non esistessero o non avessero nulla a che vedere con la nostra realtà. Non è umano entrare nel gioco della cultura dello scarto”.