Roma , mercoledì, 24. ottobre, 2018 16:00 (ACI Stampa).
Se è vero che aumentano i migranti che arrivano in Italia, è anche vero che tanti italiani emigrano. Il dato emerge dalle ricerche della fondazione Migrantes della Conferenza episcopale italiana che ogni anno presenta un rapporto sulla presenza degli italiani nel mondo. Dal 2006 al 2018 la mobilità italiana è aumentata del 64,7% passando da poco più di 3,1 milioni di iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE) a più di 5,1 milioni.
Il Rapporto è stato presentato oggi e racconta in primo luogo la necessità di provvedere alla precarietà lavorativa degli italiani dai 50 anni in su rimasti disoccupati e soprattutto privi di prospettive in patria. Si tratta di persone lontane dalla pensione o che hanno bisogno di lavorare per arrivarvi e che, comunque, hanno contemporaneamente la necessità di mantenere la famiglia, la disoccupazione può coinvolgere anche i figli, ad esempio, già pronti per il mondo del lavoro o ancora studenti universitari.
In questo stato di cose si inseriscono gli anziani per risolvere o tamponare la precarietà: la famiglia, cioè, si amplia fino a comprendere i nonni.
Con il passare del tempo e l’evoluzione della mobilità italiana stanno emergendo nuove strategie di sopravvivenza tra i genitori-nonni che sono inizialmente il trascorrere periodi sempre più lunghi all’estero con figli e nipoti già in mobilità, fino al completo trasferimento di tutto o di buone parti dell’anno.
Un profilo che emerge è il “migrante di rimbalzo”. Chi torna in Italia per un periodo e poi la lascia di nuovo sempre per ragioni economiche e poi il “migrante previdenziale”, pensionati che scelgono paesi dove il clima è piacevole e la vita costa meno: Marocco, Thailandia, Spagna, Portogallo, Tunisia, Santo Domingo, Cuba, Romania.