Guayaquil , lunedì, 6. luglio, 2015 20:25 (ACI Stampa).
Maria e la famiglia sono le due colonne portanti dell’omelia che il Papa ha pronunciato nella Messa a Guayaquil, in Ecuador, davanti a centinaia di migliaia di fedeli. Si tratta della prima celebrazione eucaristica del viaggio apostolico in Sud America.
Partendo dal brano evangelico delle Nozze di Cana Francesco disegna la figura di Maria. “E’ attenta – osserva il Papa - è sollecita verso le necessità degli sposi. Non si isola in sé stessa, centrata nel proprio mondo, al contrario, l’amore la fa essere verso gli altri. E perciò si rende conto della mancanza del vino”.
Il vino è una metafora, “è segno di gioia, di amore, di abbondanza. Quanti adolescenti e giovani percepiscono che nelle loro case ormai da tempo non c’è più questo vino! Quante donne sole e rattristate si domandano quando l’amore se n’è andato scivolando via dalla loro vita! Quanti anziani si sentono lasciati fuori dalle feste delle loro famiglie, abbandonati in un angolo e ormai senza il nutrimento dell’amore quotidiano! La mancanza di vino può essere anche la conseguenza della mancanza di lavoro, delle malattie, delle situazioni problematiche che le nostre famiglie attraversano. Maria non è una madre che pretende, non è una suocera che vigila per divertirsi delle nostre inesperienze, di errori o disattenzioni. Maria semplicemente è madre! È presente, attenta e premurosa. E’ bello sentire questo, ripetetelo con me!”.
Nello stesso tempo Maria ha fiducia in Gesù e lo prega. Lei chiedendo l’intervento del Figlio pone “l problema nelle mani di Dio. La sua premura per le necessità degli altri anticipa l’ora di Dio. Maria è parte di quell’ora, dal presepe fino alla croce. Lei ci insegna a porre le nostre famiglie nelle mani di Dio; a pregare, alimentando la speranza che ci indica che le nostre preoccupazioni sono anche le preoccupazioni di Dio”.
La preghiera di Maria deve essere la nostra preghiera – sostiene ancora il Pontefice – perché “pregare ci fa sempre uscire dal recinto delle nostre preoccupazioni, ci fa andare oltre quello che ci fa soffrire, ci agita o ci manca, e ci mette nei panni degli altri. La famiglia è una scuola dove il pregare ci ricorda anche che c’è un noi, che esiste un prossimo vicino, evidente: vive sotto lo stesso tetto, condivide con noi la vita e ha delle necessità”.