"Lo scacco greco può essere l’occasione per definire una nuova idea di Europa. Il voto impone un ripensamento del metodo europeo, che non può e non potrà più essere quello rappresentato dai palazzi di Bruxelles: l’Europa delle elites, dei non eletti, l’Europa dei club riservati come il vecchio asse franco-tedesco". Lo scrive l’Osservatore Romano, commentando il referendum greco di ieri. Atene ha respinto con oltre il 60% dei voti l’accordo proposto dai creditori internazionali (Unione Europea, BCE e Fondo Monetario Internazionale).

Secondo il quotidiano della Santa Sede l’Europa “deve cambiare, anche a costo di scelte dolorose come l’uscita della Grecia dalla moneta unica. Il no greco rientra in un contesto sociale ben più vasto, caratterizzato non solo dalle difficoltà economiche, ma anche da una diffusa avversione alle leadership e alle istituzioni finanziarie, ancora prima che politiche. La recessione esplosa nel 2008 ha segnato un solco profondissimo tra le popolazioni e i leader, nazionali e internazionali, alimentando fenomeni come il nazionalismo, l’estremizzazione del confronto e la nascita di nuovi soggetti come Syriza in Grecia e Podemos in Spagna".

Dal voto – conclude il giornale – “nessuno esce vincitore. L’apertura di un nuovo negoziato è difficile, ma non impossibile. Quest’ultima opzione richiederebbe però che tutti i soggetti coinvolti facciano un passo indietro e ripartano da zero. C’è urgente bisogno di un uovo processo di integrazione che vada al di là dell’unione bancaria o finanziaria, dell’unificazione tecnica, per concentrarsi su nodi ben più importanti come l’immigrazione, la sanità, la comunicazione, il rilancio della ricerca e l’istruzione, il welfare: tutti settori in cui l’Unione europea è ancora a compartimenti stagni. Si apre dunque un bivio. Gli Stati europei devono scegliere: o cedere ulteriore sovranità innuovi settori, credendo nel progetto di una politica centralizzata che sia a vantaggio di tutti, o continuare ad affidarsi a schemi usurati. In un continente carico di storia e di tradizioni, la vera sfida è proprio quella di abbandonare il retaggio che il passato si porta dietro".