Quito , domenica, 5. luglio, 2015 22:38 (ACI Stampa).
C’è vento e il cielo è nuvoloso a Quito, ma la gente è illuminata dal sole della gioia di ricevere il Papa. Così la grande orchestra che esegue l’inno nazionale è accompagnata dai bambini che in costume salutano Papa Francesco sulla pista dell’aeroporto a 2800 metri. Il presidente Correa abbraccia il Papa cui il vento ha rubato lo zucchetto.
Nel saluto si parla subito della cura della “casa comune” della natura così determinante in Ecuador dove si vive quasi tra le nuvole. E il Papa ringrazia il presidente per averlo citato “anche troppo” nel suo saluto.
“Ho visitato l’Ecuador in diverse occasioni per motivi pastorali- dice il Papa- così anche oggi, vengo come testimone della misericordia di Dio e della fede in Gesù Cristo.”
Francesco ricorda i santi, i beati come Mercedes di Gesù Molina, beatificata a Guayaquil trent’anni fa durante la visita del Papa san Giovanni Paolo II. “Oggi- spiega il Papa- anche noi possiamo trovare nel Vangelo le chiavi che ci permettono di affrontare le sfide attuali, apprezzando le differenze, promuovendo il dialogo e la partecipazione senza esclusioni, affinché i passi avanti in progresso e sviluppo che si stanno ottenendo garantiscano un futuro migliore per tutti, riservando una speciale attenzione ai nostri fratelli più fragili e alle minoranze più vulnerabili che sono i problemi che ha tutta l' America latina. Per questo scopo, Signor Presidente, potrà contare sempre sull’impegno e la collaborazione della Chiesa per dare dignità agli ecuadoregni."
Poi guarda le nuvole e parla del punto più alto della terra che è proprio qui “il punto più vicino allo spazio esterno: è il Chimborazo, chiamato per questo il luogo “più vicino al sole”, alla luna e alle stelle. Noi cristiani paragoniamo Gesù Cristo con il sole, e la luna che non brilla di luce propria e se si allontana da Cristo che è la luce perde senso. Che in queste giornate si renda più evidente a tutti noi la vicinanza del “sole che sorge dall’alto” (cfr Lc 1,78), e che siamo riflesso della sua luce, del suo amore.”