Centrale è stato il tema dell’accompagnamento spirituale, declinato in vari modi: è stata messa in luce la centralità del sacramento della riconciliazione, si è parlato di come far abbracciare ai giovani la loro vocazione, si è sottolineata l’importanza dell’adorazione eucaristica.
Si è parlato anche di come interpretare il comandamento evangelico “amatevi gli uni come io vi ho amato”, e si è detto che si deve “evitare di trasformare la pastorale giovanile in momenti per stare insieme”.
I padri sinodali hanno anche parlato di impegno in politica, del fatto che i giovani sono anche sensibili ai temi di ecologia.
Si è anche parlato dell’importanza dei movimenti laicali, e di come anche le famiglie cattoliche possano essere un impedimento alla vocazione. Ci vuole, secondo i padri sinodali, una pastorale famigliare oltre che dei giovani. Per quanto riguarda il matrimonio, si è fatta una proposta che il Papa ha sempre fatto sua: quella di un catecumenato per gli sposi.
Il discorso è arrivato anche a toccare il tema della persecuzione e del totalitarismo postmoderno, guardando in particolare a quei cristiani nei Paesi dove la religione cattolica è minoritaria, ma anche a quelle situazioni in cui il linguaggio va a sovvertire la verità – come quando si presenta l’aborto come strumento di libertà.
Si è parlato anche dell’importanza della preghiera, della preghiera personale e quella comunitaria, e di come i giovani stanno riscoprendo la preghiera attraverso cammini spirituali. Il tema dei sacramenti è stato anche parte della discussione, con la richiesta di renderli più presenti nel documento finale.
"Si è parlato come fare che il documento finale sia un seme che possa portare frutto", ha sottolineato Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero della Comunicazione Vaticana.
Il tema della famiglia è oggetto di discussione. Alcuni padri sinodali hanno anche parlato di nuove forme di famiglia, ma in generale l’aula chiede di tutelare la famiglia “oggetto di ridefinizione” e “unico punto di riferimento per i giovani”.
Il Cardinale Aguiar Retes ha voluto sottolineare prima di tutto che il filosofo Ortega y Gasset nel 1933 aveva già delineato una analisi dell'ultima epoca, spiegando chiaramente che "ogni generazione giovanile ha lo sforzo ordinario di adattarsi alla cultura in cui vive", e che oggi c'è un cambiamento di epoca, in cui "già non si ha una cultura condivisa", ed è questa frattura che stiamo vivendo oggi.
Per questo "la Chiesa è necessità di reimpiantarsi nella sua missione", e "il Concilio Vaticano II aveva già segnalato il cammino", un cammino sinodale, uno sforzo che stiamo facendo oggi tra i padri sinodali".
Le grandi linee che dobbiamo seguire, secondo il Cardinale Aguiar Retes, riguarda l'essere umano, seguendo mente, cuore e braccia nel campo educativo, e la Chiesa ha voglia di porgere la mano nel cammino sinodale e sta scoprendo che ciò che si sta facendo nel campo di aiuto ai poveri e a quanti hanno bisogno e quello che stanno vivendo i giovani può essere motivo di partecipazione.
L'arcivescovo Hollerich ha sottolineato che i giovani vanno incontrati, e per questo i vescovi devono essere consapevoli che "il cambiamento dei giovani è appena cominciato", e ci sono già giovani che non hanno letto libri, ma sanno a memoria i film", e allora la Chiesa è chiamata a proclamare il Vangelo in questo mondo nuovo.
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Per questo ci vuole "un discernimento in questa era della post-verità", che è molto importante per comprendere la realtà.