Città del Vaticano , lunedì, 8. ottobre, 2018 14:00 (ACI Stampa).
Il tema degli abusi è stato parte del Sinodo dei vescovi, era già nell’instrumentum laboris, un momento molto importante è stato il mea culpa sul tema espresso dall’arcivescovo Fischer di Sydney: lo sottolinea l’arcivescovo Charles J. Scicluna di La Valletta.
Un passato da promotore di Giustizia della Congregazione della Dottrina della Fede e un presente da arcivescovo nella terra natale, ma anche da esperto inviato da Papa Francesco in Cile per due volte, l’arcivescovo Scicluna parla con i giornalisti nel briefing quotidiano sul Sinodo.
Le domande si indirizzano subito sul tema degli abusi. L’arcivescovo Scicluna sottolinea che “la questione degli abusi è presente nell’Instrumentum Laboris nel paragrafo 66”, ed è parte di una esperienza triste dei giovani della Chiesa che va affrontata nel Sinodo perché “ci sono vittime che sono giovani, e si deve parlare anche delle loro ferite”.
“Ho poco da dire ai giovani che hanno subito l’abuso. Preferisco piangere con loro. Il silenzio e il pianto sono la prima risposta. Poi c’è una grande sete di verità e giustizia, che non è incompatibile con la misericordia, ma la misericordia vuota, che non rispetta la verità, non serve”.
L’arcivescovo Scicluna sottolinea che nella Gaudete et Exsultate si ricorda che “la fame di giustizia è radicale” e quando “incontro le vittime, che non sono più giovani, ma anche adulti”, io trovo in loro una grande sete e una grande fame di giustizia, e “il mio privilegio è di far capire alla Chiesa quale è la verità è di dare giustizia”. L’arcivescovo sottolinea anche che “se c’è una giurisdizione civile, e chi è colpevole bisogna anche sottomettersi alle conseguenze delle sue azioni".