Roma , sabato, 6. ottobre, 2018 10:00 (ACI Stampa).
Il 3 ottobre, giorno in cui avrebbe compiuto, se fosse stato ancora in vita, sessantasei anni, si è conclusa la fase diocesana del processo di beatificazione del giudice Rosario Angelo Livatino nella diocesi di Agrigento.
Un “professionista colto” ha detto l’arcivescovo, il card. Francesco Montenegro, ed “estremamente consapevole. Credente convinto e praticante. La sua fede ha dato forma al suo se”. Proprio oggi il “giudice ragazzino” avrebbe compiuto 66 anni, ha ricordato il porporato, e “noi consegniamo questo lavoro all’amore misericordioso di Dio; anzi, volendo attingere a uno dei tratti tipici dei giudice Livatino, lo mettiamo ‘sotto la tutela di Dio’; sotto il suo sguardo di Padre che continua a indicarci nella giustizia la strada sicura in cui trovare la salvezza”. Rimanendo in Sicilia la visita apostolica di Papa Francesco alle diocesi di Piazza Armerina e Palermo è stata al centro della Sessione autunnale della Conferenza Episcopale Siciliana.
Nel documento i vescovi dell’Isola pongono particolare attenzione alle indicazioni che il pontefice ha voluto tracciare in Cattedrale parlando al clero e al Convegno regionale dei giovani di Sicilia e hanno ancora una volta ribadito il no ad ogni tipo di mafia. Le parole di Papa Francesco – scrivono - nel XXV anniversario del martirio del Beato don Pino Puglisi, “sono state la conferma della linea che l'intero episcopato ha già intrapreso da tempo, circa la condanna e la presa di distanza dal fenomeno mafioso, illuminata dalle parole che San Giovanni Paolo II rivolse agli uomini della mafia il 10 maggio 1993 con l'invito alla conversione e che, come vescovi delle Chiese di Sicilia, abbiamo voluto ribadire il 10 maggio scorso con la pubblicazione della lettera dal titolo ‘Convertitevi’.
La figura del beato Puglisi, gloria del clero siciliano, ci è stata proposta dal Santo Padre a modello della vera sequela di Gesù nostro pastore che dà la vita per amore, come il chicco di grano che caduto nella terra ha prodotto frutto”. La Conferenza Episcopale Siciliana si sofferma, poi, sul "problema ecclesiale delle migrazioni", ribadendo “con forza e chiarezza il diritto alla vita, al rispetto della dignità umana e all’integrità fisica, conforme alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino e alla nostra Costituzione repubblicana”. I migranti, sottolineano i presuli, “sono per tutti persone umane, per noi cristiani sono fratelli. Pertanto, urge che si attivino in ciascuno di noi e in particolare nelle comunità cristiane nuovi sentimenti di empatia e di immedesimazione, in nome della comune umanità, vincendo ogni indifferenza nei confronti di chi vive il disagio dell’esclusione sociale o condizioni di ingiustizie e di pericolo di qualsiasi natura”.
Lettera da parte dei vescovi di Piemonte e Valle d’Aosta in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale che si celebra il 10 ottobre. Sono passati quarant’anni dalla Legge n.180/78, detta anche “Legge Basaglia”. Una riforma “con grandi e positive novità: abbattere - scrivono i presuli – le mura e ritornare al territorio, alla comunità; ribadire la possibilità concreta di cura e riabilitazione partendo dalla fiducia e dalla valorizzazione della persona umana; superare lo stigma e l’avversione verso i soggetti che portano i segni della sofferenza psichica”. I vescovi sottolineano, però, che “molte problematiche, nonostante le buone intenzioni iniziali ed indubbi miglioramenti, sono ancora presenti, prima fra tutte la situazione delle famiglie che debbono convivere, oscillando tra difficoltà, disperazione e qualche momento di speranza, con un proprio caro colpito da disturbo mentale”.