Così conservatrice che, nonostante il grande impegno per il dialogo ecumenico e gli incontri tra Papa Francesco e il Patriarca Ilia, non ci fu nessun rappresentante della ortodossia georgiana al rappresentante del Papa a Tbilisi. E il motivo era proprio l’impossibilità, per gli ortodossi, di accettare anche di partecipare a un rito che in fondo consideravano sbagliato.
La chiesa di Rustavi non sorge sul giardino dove era stata inizialmente installata la Porta Santa. Il comune di Rustavi aveva contestato che l’amministrazione apostolica di Georgia aveva cambiato la destinazione d’uso del terreno. I ricorsi in tribunale dell’amministrazione apostolica erano terminati due volte a favore della Chiesa cattolica, e l’amministrazione comunale aveva a sua volta fatto ricorso.
Si trattava di una serie di “ostacoli burocratici”, che sembravano essere più che altro una forma di resistenza per la piccola comunità cattolica di Georgia, che rappresenta appena l’1 per cento della popolazione e ha a che fare con situazioni difficili, come sono, ad esempio, i ribattesimi imposti ai membri della comunità per sposare ortodossi georgiani, come sei il Battesimo nella Chiesa Cattolica non fosse valido.
La visita del Papa a Tbilisi aveva creato le condizioni per un accordo: la chiesa sarebbe stata costruita in un altro terreno, e il vescovo di Tbilisi e amministratore apostolico del Caucaso, Giuseppe Pasotto, aveva incontrato il sindaco di Rustavi insieme al presidente della agenzia religiosa e agli avvocati dell’amministrazione.
Una mediazione che è piaciuta al Papa. Il vescovo Pasotto gliela ha illustrata l’1 dicembre 2016, quando, con una piccola comunità di fedeli georgiani, ha ricambiato la visita al Pontefice. E questi disse: “La proposta positiva di Sua Eccellenza [Mons. Pasotto, Amministratore Apostolico del Caucaso] credo che andrà bene; cercare il modo, senza forzare, di camminare insieme, lentamente”.
Il 30 settembre 2017, ad un anno dalla visita del Papa in Georgia, questo terreno è stato benedetto dal vescovo Pasotto, e lì è stata portata la pietra che Papa Francesco aveva benedetto durante la sua visita. Il 24 ottobre 2017, le autorità competenti hanno posto l’ultima firma per i permessi, e il 18 novembre 2017, memoria liturgica della dedicazione delle Basiliche di Pietro e Paolo, sono state gettate le fondamenta: è potuta così cominciare la costruzione della chiesa, rimandata per quattro anni.
Il 6 ottobre si concluderà dunque questo “martirio della pazienza” della Chiesa Cattolica di Georgia, che vive anche del pregiudizio che la Chiesa Ortodossa Georgiana sia la Chiesa nazionale, con la conseguente resistenza ad ogni costruzione di una nuova chiesa di rito cattolico.
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