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Lettura, dall' Andalusia alla Terra di Mezzo, Tolkien e Padre Morgan

La copertina del libro  |  | Edizioni Terra Santa La copertina del libro | | Edizioni Terra Santa
E se Minas Tirith, la città meravigliosa come una visione,  attorno alla quale si combatte una delle battaglie più sanguinosa e aspra del "Signore degli Anelli", fosse stata modellata sui ricordi dell'assolata Andalusia?  Se Ronald W. Tolkien avesse concepito alcune tra le immagini-simbolo delle sue creazioni visualizzando le case, i palazzi, le chiese, le torri arroccati sui colli e lungo le valli di quella terra affascinante per creare il regno di Gondor, con la sua struggente e perduta bellezza?  
 
Sono tante, tantissime le suggestioni che nascono durante e dopo la lettura di un libro appena pubblicato, dal titolo "J.R.R. Tolkien e Francis Morgan. Una saga familiare" , pubblicato dalle Edizioni Terra Santa,  scritto da José Maria Manuel Fernandez Bru. 
Ripercorrendo le terre andaluse,  anche solo con la memoria, ci si accorge che l'idea non appare così improbabile.  Forse le torri e i vicoli, i ponti e i boschi del mondo del Signore degli Anelli sono state state plasmate da visioni catturate un po' ovunque, dall'Inghilterra all'Italia - soprattutto quella soave e preziosa della Toscana e dell'Umbria - e anche della Spagna moresca.
 

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Perché andare a naufragare in quei mari lontani e turbolenti? Il libro in questione traccia in verità una rotta, un cammino sicuri proprio dall'Andalusia dall'Inghilterra per ricostruire la vera e fin qui praticamente sconosciuta storia di padre Francis Morgan, il "secondo padre" di Tolkien e di suo fratello Hilary,  della sua influenza sul futuro creatore di mondi e di saghe.
 
Grazie anche a vari apporti e testimonianze, soprattutto quella di Priscilla Tolkien, figlia dello scrittore,  si dipana un fitto intreccio di rapporti, amicizie, influenze, storie di vita che unisconi Spagna e Inghilterra,  seguendo i passi, talvolta paralleli,  talvolta sovrapposti,  della storia di padre Morgan, della sua grande famiglia e di quella di Tolkien. 
 
Quella a cui  appartiene padre Morgan, d'altra parte, è un'autentica saga familiare, che affonda  le proprie origini nel mondo imprenditoriale delle aziende vinicole sviluppatosi nell'Andalusia sin dal XVII secolo: il famoso toro nero Osborne, la cui immagine per decenni ha punteggiato i paesaggi spagnoli, appartengono proprio alle aziende della famiglia Osborne-Morgan,  di cui Francis è diretto discendente.  
 

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La famiglia anglo- ispanica, di forte tradizione e fede cattolica, che si divideva tra Cadice, El Puerto de Santa Maria e diverse città britanniche, aveva l'uso di mandare a studiare i giovani in Inghilterra e così toccò al piccolo Francis, nato nel 1857, la sorte di andare a Birmingham,  e non in una scuola qualsiasi. Dal 1859, infatti, operava in questa città l'Oratorio con la sua scuola fondata da John Henry Newman,  futuro cardinale e futuro santo, una delle personalità più straordinarie del diciannovesimo secolo,  e non solo per quel che riguarda la storia della Chiesa. Francis Morgan crebbe in quella scuola e in quell'oratorio, lì nacque la sua vocazione, divenne sacerdote, discepolo e collaboratore di Newman, vivendo quindi in prima linea le vicissitudini e la grande avventura, spirituale, culturale e sociale del risveglio cattolico in Inghilterra, con il Movimento di Oxford a fare da "traino", e Newman come protagonista centrale.
 
Nel saggio d Bru viene descritta questa stagione così fertile, ma anche travagliata, insieme alla  vita quotidiana, fatta di preghiera, studio,  conversazioni,  giochi, atti di carità,  dell'Oratorio, in cui Francis poi, di fatto, avrebbe trascorso l'intera sua esistenza.  Qui incontrò una giovane vedova, Mabel Tolkien,  con due figli piccoli, Ronald e Hilary, in difficili condizioni di vita. E dei ragazzi padre Francis divenne amico, benefattore, tutore, una presenza costante nella vita di questa famiglia e in particolare nella vita del futuro grande scrittore. Nel saggio di Bru si rileva come la figura di questo sacerdote anglo-spagnolo sia stata spesso fraintesa, se non troppo aspramente criticata, oppure marginalizzata rispetto al peso del suo ruolo e della sua influenza anche direttamente sull'opera letteraria di Tolkien.
 
Che di lui aveva scritto, in una lettera, ricordando la morte del sacerdote, nel 1935, descrivendolo come "mio secondo padre", quando "nel 1904 io e mio fratello avemmo l'improvvisa e miracolosa esperienza dell'affetto, dell'attenzione e del buonumore di padre Francis". Pur non nascondendone i difetti o anche le ingenuità talvolta un po' irritanti, Tolkien ha sempre riconosciuto l'importanza del ruolo del sacerdote nella sua vita e nella sua formazione.  
 
Ma l'autore del saggio appena pubblicato arriva anche a disseppllire tracce concrete di questa presenza nel mondo in gestazione della futura Terra di Mezzo, di Gondor, insomma del fantastico universo tolkesiano. Per esempio quando ipotizza, senza pretendere di avere una evidenza critica del fatto, che nella poesia 'Pierino il goloso', prima testimonianza di questo universo che fa capolino tra le rime, il troll protagonista potrebbe direttamente rimandare a padre Francis e a un episodio avvenuto durante una sua visita a Ronald, nel 1920-21, quando ancora risiedeva con moglie e i primi figli a Leeds.
 
Incrocio e impasto affascinante,  quello operato da Bru, in ogni caso, anche senza voler pretendere un carisma di "scientificità" assoluta nel suo studio, che è indiscutibilmente documentato e rigoroso. Incrocio e impasto in cui si ritrovano la Spagna del vino e dei porti, del sole e della antiche città andaluse,  la sua vitalità e le sue tradizioni legate alla vita, non facile,  dei cattolici in un'Inghilterra alle prese con la prima fase dell'industrializzazione.  E poi il risveglio cattolico, il grande Newman, l'insostituibile esperienza dell'Oratorio di Birmingham, Tolkien, la sua fede cresciuta e protetta grazie ai sacrifici della madre e del suo tutore Francis,  contro tutto e tutti, in alcuni momenti. In questo grembo ampio, fecondo,  generoso intanto era nascosto il bozzolo da cui sarebbero usciti lo Hobbit e  il Signore degli Anelli.
 

 

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