Città del Vaticano , sabato, 4. luglio, 2015 14:10 (ACI Stampa).
L’apertura di un diploma in Safeguarding of Minors. An Interdisciplinary approach è stato annunciato la scorsa settimana all’annuale Anglophone Conference del Centre for Child Protection della Pontificia Università Gregoriana. Un annuncio che si combina con le recenti nuove linee guida della Pontificia Commissione per la Protezione per i Minori, che ha proposto anche di stabilire una sezione ad hoc della Congregazione della Dottrina della Fede per giudicare i vescovi che hanno eventualmente insabbiato gli abusi. E che racconta il nuovo corso della risposta della Chiesa alla pedofilia. Un corso ancora in via di definizione.
Quando si stabilì la Pontificia Commissione per la Protezione dei Minori, sembrava evidente che avrebbe preso le mosse dal lavoro fatto dal Centre for Child Protection dell’Università Gregoriana. Lo dicevano buona parte dei suoi membri, provenienti proprio dal simposio “Verso la guarigione e il rinnovamento” che aveva dato vita al Centro. E lo diceva l’approccio, quasi tutto mutuato dall’arcidiocesi di Boston, come dimostra la nomina a presidente del Cardinal Sean O’Malley, arcivescovo della città USA da cui partì l’ondata degli scandali nel 2002, e il fatto che mons. Robert W. Oliver, un protagonista della stagione della lotta agli abusi di Boston, fosse stato prima chiamato in servizio a Roma come promotore di Giustizia della Congregazione della Dottrina della Fede, e poi spostato alla Segreteria della Pontificia Commissione per i Minori.
Il centro, intanto, sotto la direzione di Padre Hans Zollner – anche lui membro della Pontificia Commissione per la Protezione dei Minori – ha spostato i suoi lavori dalla Germania a Roma, e ha continuato a portare avanti il lavoro di “best practices” per affrontare gli abusi. La Anglophone conference di quest’anno per la prima volta è stata affrontata a partire dalla teologia sistematica. Un approccio teologico e spirituale – come recita il titolo di quest’anno - per comprendere cosa significhi parlare di redenzione a vittime di abuso, di possibile riconciliazione, di responsabilità e missione della Chiesa e della preghiera di fronte ai peccati e crimini commessi.
Alla conferenza, hanno preso parte rappresentanti di conferenze episcopali da 15 nazioni di lingua inglese, e in questa occasione è stato annunciato il diploma “Safeguarding of Minors. An Interdisciplinary Approach,” il cui corso inizierà nel febbraio 2016 e mira alla formazione dei futuri responsabili della protezione dei minori in istituzioni come diocesi e congregazioni religiose e consulenti e formatori nell’ambito della tutela dei minori (case di formazione, seminari, scuole…).
Il vescovo Edward Burns di Junea, Alaska, ha detto durante la conferenza che “è essenziale prima di tutto rivolgersi alle vittime e a quanti sono stati colpiti dalla crisi, e in secondo luogo di essere proattivi nel creare un ambiente sicuro all’interno della Chiesa.” E ha sottolineato che negli ultimi anni 2 milioni di adulti e 5 milioni di bambini hanno studiato procedure di salvaguardia.”