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Papa Francesco: “Non si può trascurare la crescita di pentecostali e carismatici”

Papa Francesco, Sala Clementina | Papa Francesco saluta i membri del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, 28 settembre 2018 | Vatican Media / ACI Group Papa Francesco, Sala Clementina | Papa Francesco saluta i membri del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, 28 settembre 2018 | Vatican Media / ACI Group

Una crescita, quella di pentecostali e carismatici, che non può essere trascurata, e nella quale si deve comunque riconoscere lo Spirito Santo: incontrando i membri del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, riuniti nella loro annuale assemblea plenaria, Papa Francesco invita a non trascurare le realtà carismatiche che stanno sorgendo e crescendo nella Chiesa.

Un impegno che lui ha preso in prima persona, tanto che l’inizio del Pontificato fu segnato, a luglio 2014, dalla visita alla comunità del pastore protestante Giovanni Traettino, e poi da una serie di rapporti personali, con un incontro privato, con pastori evangelicals anche della Chiesa americana, per finire poi alla partecipazione, per due anni consecutivi, alla convocazione annuale di Rinnovamento nello Spirito, e poi alla celebrazione dei 50 anni del movimento al Circo Massimo. 

È una sfida ecumenica che anche il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani ha colto, tanto che ha dedicato la plenaria a “Pentecostali, carismatici ed evangelicals: impatto sul concetto di unità”.

Quella dei movimenti carismatici è, infatti, una grande sfida ecumenica, tanto più che molti di questi movimenti incrociano le varie confessioni cristiane in vari modi.

Rivolgendosi ai membri della plenaria, Papa Francesco ricorda i momenti ecumenici recente: l’incontro ecumenico a Bari di preghiera per la pace che “ci ha ricordato che non possiamo restare indifferenti davanti ai patimenti, purtroppo ancora attuali, di tanti nostri fratelli e sorelle”; il pellegrinaggio ecumenico di Ginevra, che “è stata l’occasione per ringraziare Dio degli abbondanti frutti del movimento ecumenico e per rinnovare insieme il nostro impegno irreversibile nella promozione di una sempre maggiore unità tra i credenti”; e il 50esimo anniversario del Rinnovamento Carismatico a Roma, che “ha permesso a cattolici e pentecostali di manifestare i doni e i carismi elargiti dal medesimo Spirito”; e - aggiunge il Papa - le due esperienze del Cardinale Koch con il gruppo “Giovanni 17” "degli Stati Uniti e i pastori…: c’è una grande amicizia e familiarità che aiuta tanto". 

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Papa Francesco aggiunge anche "un’esperienza personale e fare un mea culpa", ricordando ancora una volta che "quando ero [superiore] provinciale, avevo proibito ai gesuiti di entrare in rapporti con queste persone – col Rinnovamento cattolico – e avevo detto che più che una riunione di preghiera sembrava una 'scuola di samba'! Poi ho chiesto scusa, e come vescovo avevo un bel rapporto con loro, con la Messa in cattedrale…"

Papa Francesco guarda al fenomeno complessivo, sottolinea che c’è il “dovere di discernere e riconoscere la presenza dello Spirito Santo in queste comunità”, invita a costruire “legami di fraternità” moltiplicando le occasioni di incontro, con attività condivisibili come “la preghiera, l’ascolto della Parola di Dio, il servizio ai bisognosi, l’annuncio del Vangelo, la difesa della dignità della persona umana”.

Questa frequentazione, secondo il Papa, aiuterà i cattolici “ad imparare ad apprezzare l’esperienza di queste comunità”, anche perché le relazioni tra cattolici e pentecostali, carismatici ed evangelical “non sono facili”, ammette il Papa, anche perché queste comunità sono legate spesso alla “personalità di alcuni predicatori” e questo “contrasta fortemente con i principi e l’esperienza ecclesiologica della Chiese storiche e può celare l’insidia di farsi trasportare dalle onde emozionali del momento e di racchiudere l’esperienza di fede in ambienti protetti e rassicuranti”.

Da questa esperienza sono attratti anche “non pochi” cattolici, e questo – sottolinea Papa Francesco - deve essere motivo di “esame personale e di rinnovamento pastorale”.

Ma il Papa riconosce anche che ci sono molte comunità che, “ispirate a questi movimenti, vivono autentiche esperienze cristiane a contatto con la Parola di Dio”, e i cattolici “possono accogliere quelle ricchezze”, perché possono aiutare ad annunciare il Vangelo, dato che “la Chiesa cresce nella fedeltà allo Spirito Santo quanto più impara a non addomesticarlo, ma ad accogliere senza paura e al tempo stesso con serio discernimento la sua fresca novità”.

Aggiunge il Papa che lo Spirito è piuttosto novità che aiuta a comprendere le cose "più profondamente, con più luce, e ci fa cambiare tante abitudini, anche abitudini disciplinari. Ma Lui è il Signore delle novità. Gesù ci ha detto che Lui ci insegnerà; ci ricorderà quello che Lui ci ha insegnato, e poi ci insegnerà. Dobbiamo essere aperti a questo".

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Papa Francesco invita dunque ad “occorre quindi evitare di adagiarsi su posizioni statiche e immutabili, per abbracciare il rischio di avventurarsi nella promozione dell’unità”, considerando che “è lo Spirito che crea e ricrea la novità di vita cristiana, ed è lo stesso Spirito a ricondurre tutto all’unità vera, che non è uniformità”.

Le tre parole d’ordine lasciate da Papa Francesco per lo sviluppo del dialogo ecumenico sono “apertura di cuore, ricerca della comunione e discernimento attento”, e questo avviene, loda il Papa, in diverse iniziative di dialogo, come il Global Christian Forum.

Infine, Papa Francesco ricorda il viaggio nel Baltico, sottolineando di aver avuto "la gioia di avere esperienze ecumeniche mature nella 'Terra mariana': la celebrazione ecumenica nella capitale della Lettonia, poi l’incontro ecumenico davanti alla Porta della Madonna a Vilnius… Sono stati momenti di maturità ecumenica. Mai avevo pensato che il movimento ecumenico fosse – in quei luoghi – tanto maturo".