Per Francesco “questo gemito deriva anche dalla contemplazione del mondo degli uomini, è un appello alla pienezza di fronte ai bisogni insoddisfatti dei nostri fratelli più poveri, davanti alla mancanza di senso della vita dei più giovani, alla solitudine degli anziani, ai soprusi contro l'ambiente”.
“Il grido che ci fa cercare Dio nella preghiera e nell’adorazione – commenta il Pontefice - è lo stesso che ci fa ascoltare il lamento dei nostri fratelli. Loro sperano in noi e abbiamo bisogno, a partire da un attento”.
Francesco ricorda: “La violenza usata su di voi per aver difeso la libertà civile e religiosa, la violenza della diffamazione, il carcere e la deportazione non hanno potuto vincere la vostra fede in Gesù Cristo, Signore della storia. Per questo, avete molto da dirci e insegnarci, e anche molto da proporre, senza dover giudicare l’apparente debolezza dei più giovani”.
Il Pontefice in particolare raccomanda: “E voi, più giovani, quando davanti alle piccole frustrazioni che vi scoraggiano tendete a chiudervi in voi stessi, a ricorrere a comportamenti ed evasioni che non sono coerenti con la vostra consacrazione, cercate le vostre radici e guardate la strada percorsa dagli anziani. Sono proprio le tribolazioni a delineare i tratti distintivi della speranza cristiana, perché quando è solo una speranza umana possiamo frustrarci e schiacciarci nel fallimento; ma non accade lo stesso con la speranza cristiana: essa esce più limpida, più provata dal crogiolo delle tribolazioni”.
Francesco infine conclude il suo discorso facendo riferimento alla bellissima Cattedrale di Kaunas: “Questo tempio in cui ci siamo radunati è intitolato ai Santi Pietro e Paolo. Entrambi gli Apostoli furono consapevoli del tesoro che era stato loro dato; entrambi, in momenti e modi diversi, furono invitati a prendere il largo. Sulla barca della Chiesa ci siamo tutti, cercando sempre di gridare a Dio, di essere costanti in mezzo alle tribolazioni e di avere Cristo Gesù come oggetto della nostra speranza. E questa barca riconosce al centro della propria missione l’annuncio di quella gloria sperata, che è la presenza di Dio in mezzo al suo popolo, in Cristo Risorto, e che un giorno, atteso con ansia da tutta la creazione, si manifesterà nei figli di Dio”.
"La tristezza spirituale è una malattia - dice il Papa a braccio concludendo il suo lungo discorso - alcuni sono tristi perchè non sono innamorati del Signore, loro hanno lasciato da parte una vita di matrimonio e di famiglia e hanno voluto seguire il Signore, ma adesso si sono stancati, sembra...e lì che scende la tristezza, per favore quando vi troverete tristi fermatevi e cercate un prete saggio o una suora saggia che sono stati capaci di andare avanti nell'amore...andate a chiedere consiglio. Quando inizia quella tristezza possiamo profetizzare che se non è guarita in tempo farà di voi zitelloni e zitellone...C'è un'altra cosa, non confondere la vocazione come un'impresa, una ditta di lavoro...no ai preti funzionari!
In ultimo un pensiero alle suore: " Che in voi le persone vedano la Mamma Chiesa, Mamma Maria, la Mamma Chiesa ama, serve, fa crescere..."
La Cattedrale di Kaunas è il primo grande edificio gotico della Lituania racchiude in sé oltre 600 anni di storia. Sebbene non si conosca la data esatta di costruzione viene menzionata da fonti scritte già dal 1413. Completata in circa cento anni, l’antica chiesa parrocchiale è estata dedicata agli apostoli Pietro e Paolo. Tra i nove altari elevati all’interno dell’edificio, l‘immagine della Madonna Addolorata del XVI secolo, insieme a quella della Vergine Madre delle Grazie del XVII secolo, sono venerate ogni anno da migliaia di pellegrini.
Monsignor Genadijus Linas Vodopjanovas, Vescovo di Panevėžys e Presidente della Commissione della Conferenza episcopale lituana per gli affari degli ordini religiosi saluta infine Papa Francesco: “Oggi, spesso e in vari modi, viene messa alla prova la nostra fede. Dopo aver risposto alla chiamata della vocazione, spesso non proviamo più gioia né nella preghiera né nella vita comunitaria. Lo spirito della secolarizzazione e la noia per tutto tocca le nostre comunità. Quando siamo colpiti dai dubbi sulla vocazione, dall’indifferenza, quando i nostri cuori non sono più ardenti, ma fumano solo come mozziconi, quando abbiamo paura del futuro e ci rinchiudiamo solo nei nostri gruppi o nelle nostre parrocchie, quando cerchiamo la sicurezza nelle questioni terrene che il mondo ci propone, purtroppo dimentichiamo che solo Gesù Cristo è la nostra speranza. Santo Padre, per questo, desideriamo ardentemente ascoltare la Sua testimonianza vivente e una parola che possa rafforzarci in questo cammino di fede”.
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