Ed è scritto con stile appassionato, da ricostruzione storica, ma anche come una sorta di viaggio personale nella spiritualità intensa e nella dolorosa vicenda umana di suor Faustina, del popolo polacco e di quello lituano. Partendo da una circostanza spesso trascurata: il "Gesù confido in Te" conservato a Cracovia è, infatti, una copia, dipinta dieci anni dopo la morte della mistica. Mentre il quadro autentico, conservato in Lituania, scampato in modo che non si può esitare a definire miracoloso alle persecuzioni prima naziste e poi sovietiche, è l'unico che, sovrapposto al Volto della Santa Sindone, finisce col combaciarvi perfettamente.
Murgia racconta questa storia con il tratto del reportage e anche quello della spy story, ricostruendo con partecipazione la storia del Dipinto e i suoi "segreti", che si intreccia appunto alla storia dei popoli coinvolti.
Suor Faustina, la grande suora mistica polacca, canonizzata da san Giovanni Paolo II, aveva ricevuto come "commissione" direttamente da Gesù il compito di far eseguire un ritratto autentico del Suo Volto. Dopo tante ricerche finalmente un pittore viene individuato, Kazimirowski, e il "ritratto" viene eseguito.
E qui cominciano le peripezie del Quadro, prima esposto in una chiesa di Vilnius, grazie ad un gruppo di sacerdoti e soprattuto di donne coraggiose che l'hanno nascosto, rubato, comprato, riscattato, rischiando l'arresto, la prigione, l'internamento in campi di concentramento e forse anche la morte. Tutto per proteggere quella icona di Cristo nella sua misericordia verso l'umanità piagata dal peccato e dal dolore. Un Volto dolce, dai tratti scavati, essenziali. Che poco ha a che vedere con quel Gesù biondo e bello ritratto a Cracovia, che fu un dono alla città e alla devozione da parte dell'artista ha ormai diffusasi, della Divina Misericordia.
Un'immagine che poi si è imposta nell'immaginario collettivo, come spiega bene Murgia, tanto che probabilmente anche il Gesù stile hippy del Jesus Christ Superstar, un Gesù formato hollywoodiano, ne è stato, influenzato.
"Dipingi un'immagine secondo il modello che vedi, con sotto scritto: "Gesù confido in Te!". Desidero che questa immagine venga venerata prima nella vostra cappella, e poi nel mondo intero. Prometto che l'anima, che venerera' quest'immagine, non perira'. Prometto pure su questa terra, ma in particolare, nell'ora della morte, la vittoria sui nemici. Io stesso la difendero' come Mia propria gloria", si legge nella Rivelazioni di Gesù a suor Faustina. E questa storia comincia proprio da qui, da queste promesse fondamentali.
Poi ecco Vilnius, città dell'eleganza sommessa, tra cupole, piccole vie illuminate da una luce radente, pallida, palazzi colorati. E' una città che tenta con costanza, perseveranza, di rinascere, ma la sua malinconia vibra nell'aria, emana dalle pietre, scaturita da innumerevoli ferite. In fondo, è come se la Collina delle Croci - luogo simbolo del martirio di un intero popolo e di tutti i popoli - proiettasse le sue dolorose ombre sulla città.
Come scrive l'autore, appare chiaro che la migliore rappresentazione del popolo lituano sia quella del "Kristus rupintojas", il Cristo pensoso, una rappresentazione del Redentore "seduto su un ceppo, con il volto chino fra le palme delle mani e i gomiti appoggiati sulle ginocchia. Ha un'espressione profondamente triste e meditativa. Così sembrano essere i Lituani: eternamente malinconici".
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Il Volto è tornato qui, dopo decenni di tormento se vicende, in una piccola chiesa, quella della Santissima Trinità, riconsacrata come Santuario della Divina Misericordia. E viene da chiedersi il perché di questi misteri, di tanto sangue innocente versato, delle "grida strazianti elevate verso il Cielo". Ma, ricorda Murgia, "quando tutto sembrava perduto e che l'orrore non avesse mai fine, ecco che le vicende di questo Volto raccontano il cammino degli uomini verso la luce che splende nelle tenebre". La luce splende sempre, come quella Misericordia divina.